Tutta la destra sull’attenti per Teodoro. Il figlio: “Ciao papi, sei il numero uno”
C’erano proprio tutti. Teodoro Buontempo, il presidente della Destra scomparso mercoledì, ha saputo riunire nuovamente intorno a sé tutta la complicata e oggi divisa comunità della destra romana. Tutti coloro che negli anni Settanta e Ottanta lo hanno seguito nelle sue innumerevoli battaglie per cambiare questa nostra nazione si sono riuniti stamattina alla chiesa di San Marco a piazza Venezia per dare l’ultimo saluto al leader del Fronte della Gioventù che davvero cambiò il modo di fare politica dei missini e non solo dei missini. Ma non c’erano solo i sessantenni che hanno lottato con lui negli anni di piombo, perché il bello di Teodoro era che sapeva dialogare con tutti e così ha raccolto nuovamente almeno tre generazioni di attivisti, a cominciare da quello della Garbatella che a 15 si arruolò nella Repubblica Sociale per raggiungere il padre già arruolato, per finire ai giovanissimi di CasaPound e ovviamente ai militanti dell’organizzazione giovanile della Destra. In più, i “suoi” attivisti di via Sommacampagna, la sede negli anni di piombo della federazione provinciale del FdG di cui lui era segretario insieme, con i membri dei Gruppi operativi, il gruppo di autodifesa del Fronte voluto proprio da Teodoro. Erano tutti lì, alla chiesa di San Marco, a salutare per l’ultima volta un maestro di vita e di politica. «Ci ha insegnato l’importanza della semplicità», ha detto un attivista di lungo corso, oggi dirigente di una grande azienda, «ci ha insegnato che l’umiltà è un valore aggiunto».
Insieme con la moglie Marina e i tre figli Maria, Michele e Gianni, presenti tra gli altri il sindaco di Roma Gianni Alemanno, Francesco Storace, Maurizio Gasparri, Fabio Rampelli, Giorgia Meloni, Renata Polverini, Pier Ferdinando Casini, Adolfo Urso, Andrea Ronchi, Domenico Gramazio, Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco, Giuseppe Ciarrapico, Roberto Buonasorte, Pierluigi Fioretti, Gabriele Limido, Umberto Croppi, Flavia Perina, Adriano Tilgher e molti, molti altri. All’esterno della basilica uno striscione con la scritta «Un’altra aquila è volata in cielo. Ciao Teodoro», firmato da Gioventù Italiana. Si è commosso Francesco Storace, segretario della Destra ma in precedenza uno dei “ragazzi” di Buontempo al Fronte della Gioventù: salendo sul pulpito, ha detto «lui è un po’ come un padre per tutti noi. Adesso sarà chiamato il “presente” per lui perché questo significa continuare una storia. Oggi ci siamo tutti, finisce una storia ma ne comincia un’altra: quella della gente che non smette di essere di destra. Onore a te, nostro camerata», ha concluso Storace. «Teodoro Buontempo ci ha insegnato cos’è la destra sociale», ha detto da parte sua il sindaco Alemanno, in fascia tricolore, che ha ricordato le sue battaglie per il territorio: dalla casa al lavoro, all’impegno per le periferie. Non c’è stata periferia lontana – ha ricordato Alemanno, anche lui negli anni Settanta dirigente del Fronte – che non abbia visto apparire Buontempo. Lui era per battersi per gli ultimi e i disperati. Se questa città ha meno cicatrici e ingiustizie, e delle persone che hanno costruito una famiglia, é merito di Teodoro Buontempo, che spesso da solo, con la sua faccia e il suo corpo, si è arrampicato con coraggio e ha fatto le sue battaglie fino a diventare assessore alla casa. Vi giuro che mai una volta ho sentito parlare di altro da Buontempo. Onore a Teodoro». Buontempo è stato ricordato dai suoi tre figli, che hanno letto per lui la poesia “If” di Rudyard Kipling. Anche il giornalista e scrittore Fabio Torriero, curatore del libro di Buontempo La Politica e il Coraggio, sunto dei suoi 16 anni di battaglia in Campidoglio, ha pronunciato un breve ricordo.
All’uscita, gli altoparlanti hanno diffuso le note di “Il domani appartiene a noi”, la canzone della Compagnia dell’Anello, resa celebre proprio da Radio Alternativa, l’emittente libera voluta e fondata da Buontempo nel 1976 che rappresentò una vera palestra di cultura e di musica per migliaia di giovani. Un lunghissimo e commosso applauso ha salutato la partenza del feretro, avvolto in una bandiera tricolore, per il cimitero monumentale del Verano. Qui l’hanno seguito una cinquantina dei suoi allora ragazzi del Fronte della Gioventù, che tra i cipressi del bellissimo cimitero, gli angeli di marmo e le colonne spezzate gli hanno dedicato l’ultimo “presente!”. Uno dei figli lo ha salutato così: «Papi, sei il numero uno». Addio Teodoro, e grazie.