Piazza Fontana? Una scusa. Ecco i veri motivi del no al convegno su Almirante
«Lo riproporrò nelle prossime settimane, di nuovo in Regione, ostinatamente». Promette battaglia Alessandro Urzì, consigliere regionale in Trentino Alto Adige, che insieme a Claudio Taverna e Cristiano de Eccher era fra gli organizzatori del convegno su “Giorgio Almirante e il Trentino Alto Adige“, che aveva con il patrocinio della Fondazione Alleanza nazionale. L’incontro si sarebbe dovuto tenere ieri, ma è saltato perché la Regione ha ritirato la concessione della sala dopo le proteste di un fronte antifascista che andava da Sel all’Anpi di Milano fino alla associazione vittime di piazza Fontana.
La Regione appoggia «una ventina di sbandati»
Secondo gli antifascisti, la concomitanza tra il convegno e l’anniversario della strage di piazza Fontana offendeva la memoria delle vittime. Inutile anche soffermarsi sulla pretestuosità di questo argomento. Più interessante, invece, cercare di capire perché i vertici regionali abbiano colto al volo l’occasione, parlando di problemi di ordine pubblico nonostante la Questura avesse assicurato la massima tutela del convegno e al presidio antifascista si fosse presentata solo «una ventina di sbandati – ha scritto Urzì sul suo profilo facebook – con patina ideologica».
Gli anti-fascisti in soccorso degli anti-italiani
Il convegno aveva un taglio storico molto preciso: ricordare la posizione di Almirante e del Msi rispetto al secondo Statuto di autonomia della Regione. Una questione tutt’altro che tecnica, a dispetto di quello che potrebbe far pensare il tema. Quella “carta” infatti indeboliva moltissimo la minoranza italiana in Trentino Alto Adige e Almirante parlò per nove ore di fila alla Camera per opporsi a questa eventualità. Sia il presidente della Regione, sia quello del Consiglio regionale sono del Patt, il partito autonomista Trentino. Il sospetto di Urzì, dunque, è che il no al convegno sia il frutto di un sentimento anti-italiano, che ha trovato una solida sponda nel fronte anti-fascista.
Un’interrogazione di Giorgia Meloni al governo
Secondo Urzì, dunque, si è trattato una chiara censura ideologica, «di cui i vertici regionali dovranno rendere conto politicamente». Il consigliere regionale annuncia «mozioni e interrogazioni», ma il caso è già diventato anche nazionale: una interrogazione al governo Renzi è stata annunciata dalla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Inoltre, non è detto che la questione non finisca anche su un piano legale: i promotori del convegno stanno valutando azioni per rivalersi del danno economico subito, visti i costi che l’organizzazione dell’evento aveva comportato.