L’ideologia gender è intollerante. Secondo Zecchi ricorda il comunismo

5 Gen 2015 13:50 - di Francesco Severini

Attenzione alla dittatura del gender nelle scuole e fuori: l’allarme non è solo delle Sentinelle in piedi, anche affermati scrittori come il docente di filosofia Stefano Zecchi, le cui riflessioni negli anni si sono incentrate sulla dicotomia tra bellezza e nichilismo, è preoccupato del pressing che viene esercitato per eliminare l’idea che l’identità possa definirsi anche in base all’appartenenza sessuale.

La politica diventa biologismo

C’è secondo Zecchi un motivo culturale che conduce a propagandare la filosofia gender e cioè che l’estremismo radicale con cui prima la sinistra affermava che il comunismo era la salvezza per i popoli è stato trasferito nella convinzione che i generi vadano aboliti. “Dire che i generi non sono più maschio e femmina – afferma – ma addirittura 56 tipi diversi diventa la battaglia per un’identità politica. Come prima credevano sinceramente che il comunismo salvasse il genere umano e si riconoscevano nella moralità ineccepibile, così oggi sostengono che il gender salva dall’abbrutimento. Ma così la politica diventa biologismo, selezione della specie, darwinismo deteriore. Basta leggere i loro testi”.

Speculazioni sul convegno di Milano

Di questo e altro si parlerà il 17 gennaio a Milano in un convegno sulla famiglia che è stato presentato da Repubblica  come un consesso di persone secondo le quali i gay vanno curati. Una mistificazione cui hanno reagito due dei relatori del convegno, Costanza Miriano e Mario Adinolfi, da tempo nel mirino degli attivisti lgbt perché contrari all’adozione da parte di coppie gay.

Costanza Miriano reagisce

“Noi che andiamo in giro a difendere la famiglia – scrive Costanza Miriano su Fb – non abbiamo nessuna intenzione di farne un quadretto a tinte pastello. Noi sappiamo che un padre e una madre sono una condizione necessaria ma non sufficiente alla crescita serena dei figli. Ci sono pessimi padri e pessime madri. Però che la condizione è necessaria dobbiamo dirlo, e se questa è percepita come omofobia, non so che farci. Se le lettere in cui dico alle mie amiche che vale la pena sposarsi sono oscurantiste, non so che farci. Se i capitoli in cui scrivo che maschi e femmine sono diversi e parlano due lingue sono considerati stereotipi da bigotta, non so che farci.

Mario Adinolfi replica

“Ma voglio che vi sia ben chiaro che qualsiasi cosa ci farete – rincara la dose Adinolfi sempre su Fb –  qualsiasi cosa vi inventerete per intimidirci ancora, il nostro sorriso e la nostra parola non li spegnerete. Sono il sorriso e la parola dell’anima cristiana e popolare del nostro paese, che sta resistendo all’offensiva antropologica di chi vuole trasformare le persone in cose e varare leggi che renderebbero i figli meri oggetti di compravendita”.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *