Elena Boschi dà uno schiaffo al Family Day: «Unioni gay, io vi benedico»
A pochi giorni dalla grande manifestazione di Roma, un milione di persone in piazza, ecco lo schiaffo del Pd al popolo del Family Day. A darlo è la “ministra” Elena Boschi, la renziana che più renziana non si può. E’ lei che si è presentata a sorpresa alla riunione dei senatori “democratici” per dare la benedizione alle unioni gay, con toni autoritari, “questa riforma s’ha da fare”. Sì, perché quella gente in piazza, quelle famiglie che hanno sfidato il temporale, hanno osato troppo, vanno punite, mortificate. Chissenefrega di loro, è il ragionamento del Pd, tanto non ci voteranno mai. Quindi niente scherzi e niente trappole, avanti con le unioni omosessuali.
La benedizione di Elena Boschi e il trionfalismo del Pd
Ecco dunque gli esponenti renziani uscire dalla riunione con sorrisi a tutta bocca, la presenza di Elena Boschi li ha galvanizzati. «Il Pd è compatto, a parte piccolissime cose di dettaglio, c’è un accordo forte relativo al fatto che la legge vada fatta e vada fatta presto», ha annunciato con un certo trionfalismo il sottosegretario Ivan Scalfarotto. Il capogruppo Pd in commissione Giustizia del Senato, Giuseppe Lumia, ha definito «molto proficuo e positivo» l’incontro sulle unioni . «Siamo pronti», ha detto facendo suonare le trombe. «Abbiamo una forte intesa per riconoscere le unioni civili e naturalmente con una forte caratterizzazione di tipo sociale e anche con la necessità di dare una tipicità a questa unione e quindi con una qualità giuridica che ci consenta di fare un passo in avanti, in sintonia con l’Europa, senza precedenti nel nostro Paese ed aprire un dialogo e trovare un’ampia convergenza intorno alla nostra proposta». Lumia ha sottolineato che il Pd investe su questa legge: «Chiediamo un’ampia convergenza sulla necessità di riconoscere intorno alle unioni civili una sua originalità e un’apertura forte ai diritti sociali». La paura è che alle loro trombe ci sia qualcuno che risponda facendo suonare le campane. Perché il Pd, strategicamente, usa il termine “unioni civili” per non dire “unioni gay”, così da non specificare se tutto questo porti anche alla possibilità delle adozioni e alla parificazione con il matrimonio. E lì sarebbero guai, nonostante la benedizione di Elena Boschi.