Migranti in protesta: il cibo servito non è di loro gradimento…
Migranti in fuga disperati o gourmet sotto mentite spoglie? Incredibile ma vero, proprio in queste ore si sta assistendo a una situazione che ha del paradossale e che, nell’assurdità dei suoi contorni, delinea l’altra faccia dell’immigrazione: quella che certamente non rimanda a immagini di disperazione.
Migranti, la protesta sul cibo
Anzi, sembrano decisamente sullo sfondo le sequenze che i tg rimandano a futura memoria e a ciclo continuo dello sbarco di clandestini in fuga su imbarcazioni d’emergenza, approdati a rischio della vita propria e dei sventurati ragazzini al loro seguito. A pensarci oggi, sembrerebbe quasi ovviabile la richiesta di asilo politico e decisamente archiviabile il dramma della fame. Anzi… Insomma, non evoca nulla di tutto ciò che invita all’accoglienza e impone all’ospitalità coatta un Paese come il nostro – sull’orlo del collasso a causa dell’emergenza migranti – l’ultima protesta inscenata, stavolta in Sardegna, da un gruppo di profughi in fermento a causa della «qualità del cibo» che viene loro servito. Più che in fermento, anzi, sono proprio sul piede di guerra gli 88 immigrati di Valledoria (Sassari) ospitati in un ex casa di riposo, che da giorni si lamentano perché il cibo è poco e di scarsa qualità. Non solo: per rendere più visibile la loro lotta, i richiedenti asilo sono usciti dalla struttura in cui sono ospitati e hanno esposto cartelli, dimostrando così un rapido adeguamento alle modalità della protesta di casa nostra.
Le rivendicazioni economiche
E visto che c’erano, i migranti in fermento hanno pensato bene di prendere due piccioni con una fava aggiungendo alle recriminazioni gastronomiche anche le rivendicazioni economiche sostenendo, inoltre, che a un mese dalla loro sistemazione non sono stati ancora debitamente remunerati. Insomma, non hanno ancora visto un centesimo dei 2 euro e 50 che, come il protocollo dell’accoglienza prevede, dovrebbero ricevere ogni giorno. Sui cartelli, però, nessuna scritta rimanda al fatto che gli stessi migranti scesi in piazza a protestare hanno ricevuto in cambio un buono dello stesso importo. Una doverosa errata corrige a cui, una volta fatta notare la cosa, i migranti hanno replicato lamentandosi del fatto che a Valledoria il ticket è utilizzabile in un solo esercizio commerciale. Come se tutto ciò non bastasse, infine, naturalmente non si è fatta attendere la risposta solidale e rigorosamente politically correct degli abitanti della cittadina sarda, pronti ad appoggiare la protesta gourmet dei loro ospiti, provvedendo con solerzia a donare ai manifestanti cibo e bevande più “appropriate”. E persino il sindaco di Valledoria, Salvatore Terzitta, che in un primo momento aveva protestato per l’arrivo dei profughi senza un’adeguata organizzazione, segue la vicenda con attenzione. «I ragazzi si sono lamentati già da venerdì – spiega il primo cittadino – per la qualità del cibo che non era stato refrigerato». Chissà che il prossimo step della protesta non rivendichi, allora, la qualità doc dei vini, la bolla di garanzia ecologica di frutta e verdura, e il brand made in Italy su pasta e carni…
Ma questi migranti se la ricordano l’africa ? Organizzare gite e permanenze allungate a vita nei loro paesi di origine !