Tabaccaia uccisa, il marito si sfoga: non offendete il suo ricordo

9 Lug 2015 12:10 - di Bianca Conte

Sull’omicidio della tabaccaia di Asti gli inquirenti hanno poche certezze, ma più di qualche indizio utile alla risoluzione dell’intricato giallo che di ora in ora sembra infittire la sua trama. E mentre il lavoro d’indagine prosegue, il clamore della vicenda aumenta, affastellando tra commenti, ricordi e supposizioni, ipotesi e recriminazioni. Per questo, a chiarire i dubbi e mettere un punto fermo quanto meno sull”immagine della vittima brutalmente accoltellata a morte sabato scorso, è voluto intervenire il marito, Valter Vignale, che ha affidato alle colonne del quotidiano torinese La Stampa il suo sfogo.

Tabaccaia di Asti: parla il marito

«Ho sentito troppe falsità, ipotesi fantasiose che offendono il ricordo di una donna meravigliosa. Limpida come l’acqua che sgorga dalle montagne, un libro aperto, non una donna che aveva dei segreti». Così, intervistato dalla StampaValter Vignale, marito di Maria Luisa Fassi, la donna uccisa con 45 coltellate ad Asti, ha provato a sfogarsi e, al tempo stesso, a sgomberare il campo dalle illazioni. «Quello che mi interessa adesso  – ha chiarito l’uomo – è far sapere, a chi non la conosceva, che persona meravigliosa fosse Maria Luisa». Una vita specchiata e una personalità limpida, ha spiegato Vignale, che poi – imprimendo un taglio preciso alle indagini, ha anche aggiunto: «Nessuno poteva avercela con lei. È impossibile. Ero io quello “cattivo” tra i due. Ero io quello che si lamentava quando un cliente trasandato e sporco entrava in tabaccheria a chiedere qualcosa. Lei, al contrario, mi riprendeva e gli sorrideva. Trattava tutti allo stesso modo, accoglieva con quel sorriso infinito e sincero chiunque entrasse, dallo straccione al medico».

Il giallo dell’omicidio: le indagini

E allora? Chi è entrato armato in quel negozio quel maledetto sabato? E perché il killer si è avventato con tanta ferocia sulla donna? Interrogativi da sciogliere a cui, a parte il metodo investigativo tradizionale e le perizie scientifiche, possono essere utili le immagini delle telecamere delle attività commericali vicine al negozio della tabaccaia. Un locale, quello divenuto il teatro di un brutale assassinio, che si apppreso da subito essere sprovvisito di un circuito proprio. «Questo è il mio rimorso – ha detto allora il marito della vittima intervistato dal quotidiano torinese a proposito della decisione di non installare telecamere in negozio –: un peso che dovrò portarmi addosso per sempre. Ci avevo pensato tante volte, poi non l’ho mai fatto. Pensavamo non fosse necessario». Scelte: come quella raccontata da Vignale, e risalente a otto anni fa, «di non installare slot machine proprio per evitare che ci fossero “giri strani”. Una volta – ha aggiunto in chiusura l’uomo – hanno tentato di rubare delle stecche di sigarette dalla macchina. Con mia moglie avevamo detto: in caso di rapina diamo tutto ciò che chiedono e basta». E allora? Cosa può essere successo, e perché? Una vicenda omicidiaria, quella della tabaccaia di Asti, a proposito della quale gli inquirenti ribadiscono proprio in queste ore che sono «molti i reperti da analizzare trovati sul corpo» della vittima», aggiungendo perciò che «l’indagine sarà un lavoro lungo e minuzioso, come lo è stato l’autopsia». Una perizia, quella autoptica, quella che ha dato modo di definire l’arma del delitto – un coltello a lama larga e affilatissima, liscio e non seghettato – e un particolare ad essa collegato e ancora più drammatico: la ferocia usata dall’aggessore per colpire a morte la tabaccaia astigiana che, da fonti della Procura di Asti trapela, si è «difesa disperatamente». Intanto, in attesa della verità, si è saputo che il procuratore Luciano Tardini, che coordina il lavoro sul caso, probabilmente tornerà per un altro sopralluogo nel negozio di corso Volta. In giornata, infine, dovrebbe arrivare il nulla osta per i funerali.

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