Il governo se ne frega dei Marò: Latorre rischia di tornare in India

11 Gen 2016 14:58 - di Ginevra Sorrentino

Marò ancora «tra color che son sospesi»: o meglio, tra coloro che restano – e ormai da quattro anni – appesi al gancio dell’inconcludenza burocratica indiana. Del sopruso diplomatico imposto da New Delhi e dell’inefficacia dell’azione politica italiana che, nonostante annunci e repentine smentite di ben tre governi di centrosinistra alternatisi al Palazzo Chigi e al timone di comando del Ministero della Difesa, è riuscita a non ottenere neppure quel famigerato “minimo sindacale” normalmente garantito in qualsiasi trattativa in corso.

Latorre, permesso in scadenza: dovrà tornare in India?

Ed è il Giornale oggi a tornare con un ampio servizio sulla intricata vicenda che dal febbraio 2012 tiene impigliati Salvatore Girone e Massimiliano Latorre nelle arbitrarie maglie della giustizia indiana: mancano pochi giorni a sabato, infatti, data prevista per la scadenza del permesso concesso per motivi di salute a Latorre, e dunque per il rientro nel giante asiatico prescritto al Marò, come noto colpito da una grave patologia ischemica e a cui è stato riconosciuto almeno il diritto di cura in Italia. Permesso in scadenza e rispetto al quale nè il ministro della Difesa Pinotti, né il premier Renzi, hanno fin qui pronunciato una sola parola. Pur sperando in uno sprint finale, dunque, appare al quanto difficile che Latorre possa sottrarsi all’obbligo del ritorno in quel limbo giuridico in cui sono stati sbattuti da quando sono stati catalputati e abbandonati nell’inferno indiano. «Nei giorni scorsi, citando “tre alti responsabili indiani”, il Telegraph – riporta il quotidiano milanese – aveva evocato una trattativa tra il governo italiano e quello indiano al di fuori della Corte dell’Aja, in attesa che l’arbitrato – avviato a giugno su richiesta italiana – stabilisca la giurisdizione del caso. In caso di accordo, secondo il giornale, l’India non si opporrebbe al rientro di Salvatore Girone in Italia fino al pronunciamento dell’Aja».

Altre condizioni imposte dall’India…

Dunque ci risiamo? Come al solito si parla di accordi vincolati che non vanno mai in porto; di soluzioni imminenti (che poi non arrivano mai alla loro pratica applicazione) e di un’attesa che trasforma promesse elettorali, proaganda governativa, annunci auto-promozionali e strategie rimaste incompiute, in anni di detenzione di fatto, pur se in libertà vigilata, presso l’ambasciata italiana in India. E infatti, come riportato da il Giornale, «l’Italia dovrebbe ritirare le sue obiezioni all’adesione dell’India a quattro importanti organismi internazionali per il controllo delle esportazioni di tecnologia nucleare e missilistica, tra cui il Missile Technology Control Regime (Mtcr). Come seconda condizione – prosegue il quotidiano – smettere di ostacolare l’accordo commerciale tra l’Unione europea e l’India. Infine, impegnarsi a rimandare Girone e Latorre (in Italia da oltre un anno per motivi di salute), qualora l’arbitrato affidasse il processo all’India. Le smentite delle due parti sono arrivate in via ufficiale».

La lettera di Elio Vito (FI): Pinotti comunichi eventuali iniziative

E intanto, mentre da Palazzo Chigi e dal ministero della Difesa tutto tace, il capogruppo di Forza Italia in Commissione Difesa a Montecitorio, Elio Vito, ha inviato una lettera al presidente della suddetta Commissione permanente, Francesco Saverio Garofani. Un sollecito a dir poco incisivo in cui il parlamentare ricorda che «il prossimo 16 gennaio scadrà il permesso a curarsi in Italia concesso dall’India per motivi di salute a Massimiliano Latorre» e con cui, dal momento che «è inaccettabile ed improponibile anche solo ipotizzare che Latorre possa tornare in India – sottolinea il Vito – chiedo che nel corso della riunione dell’Ufficio di Presidenza della Commissione Difesa, prevista per mercoledì 13 p.v., intervenga un rappresentante del Governo, auspicabilmente il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, per comunicare le decisioni del Governo al riguardo. Con l’occasione il Governo potrà pure informare la Commissione sulle iniziative in corso per il rientro in Italia di Salvatore Girone». Tuti interrogativi da troppo ormai in attesa di una risposta: quella risolutiva.

E il premier Renzi che fa?

Ma, come noto, una smentita non è una soluzione: e allora, mentre come riporta ancora il Giornale la «questione sarà discussa dal Tribunale arbitrale costituito presso la Corte Permanente d’Arbitrato de L’Aja», aldilà delle dichiarazioni d’intenti, degli annunci propagandistici e dell’ottimismo di facciata, Renzi è ancora impaludato in troppi se, in tanti ma. E così, qualora Latorre dovesse davvero rientrare a breve in India, dopo lo schiaffo dell’imbarazzante dietrofront di Monti che ha imposto il ritorno coatto dei nostri Marò a New Delhi in quel Natale del 2013 – passato alla storia parlamentare come il Natale in cui il governo tecnocratico del Professore, sfiduciando se stesso, ha rispedito i due fucilieri di Marina in India – ci prepariamo a porgere ancora una volta l’altra guancia. Per un nuovo schiaffo, i cui segni, politici e diplomatici, resteranno ancora una volta sulla pelle di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

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