Marò, il silenzio di Renzi e gli interessi economici di Finmeccanica in India
Tace da due giorni Matteo Renzi. E tace tutto il governo italiano chiuso a riccio mentre l’India si interroga ora dopo ora sulla trattativa segretissima che sarebbe stata intavolata, nel settembre 2015, fra il premier italiano Matteo Renzi e il suo omologo indiano, Narendra Modi, durante un incontro cosiddetto “brush-by“, cioè non pianificato, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Oggetto dell’accordo che si andava perfezionando: il rilascio dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in cambio – sostiene il 54enne Christian Michel, faccendiere inglese e intermediario d’armi con la sua società Safary Company basata a Dubai – delle prove della corruzione nel 2013 della famiglia di Sonia Ghandi, avversaria politica di Narendra Modi.
Michel, inseguito da un mandato di cattura spiccato a luglio delle autorità indiane, è uno snodo fondamentale nella vendita di 12 elicotteri Agusta Westland (società controllata da Finmeccanica) all’India nel 2010 per 560 milioni di dollari.
Indagato dalla Procura di Busto Arsizio assieme a Bruno Spagnolini e Giuseppe Orsi, entrambi ex-Amministratori di AgustaWestland poi assolti, Michel, che il nuovo governo di Narendra Modi ritiene responsabile di aver gestito la maxi-mazzetta da 30 milioni di euro agli indiani per concludere l’affare e, per questo, lo vuole in manette, ha scritto una lettera, inviata il 23 dicembre scorso attraverso i suoi due avvocati, al Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo e alla Corte permanente di arbitrato dell’Aia in cui si sta dibattendo fra l’Italia e l’India sulle accuse promosse da New Delhi contro i due fucilieri di Marina italiani.
Nella lettera Michel sostiene che Modi avrebbe chiesto a Renzi di aiutarlo a costruire un dossier che dimostrasse un legame fra lo stesso Michel e Sonia Ghandi proprio nell’ambito della vendita degli elicotteri Agusta Westland e cita, inoltre, la condanna il 3 giugno 2015, da parte dei giudici di Dubai, a un anno di carcere, di un manager di primissimo piano di Finmeccanica, l’avvocato Neil Alexander Cranidge “colpevole” di aver svelato ai giornali le informazioni sull’affaire elicotteri e sul ruolo di Michel con la sua società Safary Company dopo aver acquisito ufficialmente la documentazione, in qualità di consulente legale di Finmeccanica e, perdipiù, avendo firmato un Nda, un Not Disclosure Agrement che gli vietava espressamente di divulgare i contenuti delle carte. Invece la documentazione scottante, ottenuta legalmente da Cranidge, sarebbe poi finita in pasto all’opinione pubblica indiana attraverso i giornali locali scatenando un putiferio.
«Le accuse sono troppo ridicole per commentarle», taglia corto il portavoce del ministero degli esteri Vikas Swarup di fronte alle pressanti richieste di chiarimento dei media, primo fra tutti The Telegraph che ha svelato la vicenda e che, inutilmente, attende da due giorni una risposta da parte di Matteo Renzi al quale ha inviato una mail chiedendo se sia vero quanto raccontato da Christian Michel. Ma fino a tarda notte, fanno sapere dal The Telegraph, nessuno ha risposto da palazzo Chigi.
A peggiorare il quadro c’è l’ultimo passo fatto dall’India sulla questione dei due Marò. In barba all’ordine di sospensione del processo pronunciato dal Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo che ha intimato a New Dehli di congelare la vicenda in attesa di quanto sarà deciso nell’arbitrato, la Corte Suprema indiana ha fissato una nuova udienza, il 13 aprile prossimo. Che sia un segnale a Renzi per mettere mano al dossier chiesto da Narendra Modi?