La strage degli innocenti: nel 2015 uccisi 7.100 cristiani, distrutte 2.400 chiese
E’ stato il 2015 l’anno nero dei cristiani perseguitati nel mondo. Secondo la World Watch List 2016 pubblicata il 13 gennaio scorso dalla ong internazionale Porte Aperte, l’anno passato sono stati uccisi 7.100 cristiani, rispetto ai 4.344 del 2014. le chiese attaccate, invece, sono state oltre 2.400, contro le 1.062 dell’anno precedente. La persecuzione dei cristiani nei vari continenti nel 2015 è aumentata complessivamente del 2,6 per cento. Tra il 2014 e il 2015 il numero di cristiani uccisi nel mondo a causa della fede che professano è aumentato quindi del 63% ed è più che raddoppiato il numero di chiese cristiane distrutte. In molti paesi essere cristiani diventa di giorno in giorno più difficile, innanzitutto a causa del diffondersi dell’estremismo islamico che porta alla radicalizzazione delle società musulmane, ma anche a causa dell’arrivo dei nazionalisti al potere, come in India. Questa è la realtà fotografata nell’Indice mondiale redatto sin dal 1997 da Porte Aperte (Portes ouvertes). E se tra il primo novembre 2014 e il 31 ottobre 2015 sono stati uccisi nel mondo a causa della fede che professano almeno 7.100 cristiani, “questo dato riguarda unicamente le uccisioni per cui si hanno prove certe, e quindi è una sottostima della realtà”, afferma Michel Varton, direttore di Porte Aperte Francia. Come per l’anno precedente, il Paese in cui è stato registrato il numero più alto di omicidi di cristiani è la Nigeria (4.028), seguita dalla Repubblica Centrafricana (1.269). Mentre il luogo dove sono state distrutte più chiese è la Cina, 1.500 su un totale mondiale per il 2015 di 2.406. Nonostante questo, il paese dove i cristiani sono maggiormente perseguitati è la Corea del Nord, prima nella classifica stilata da Porte Aperte per ben 14 anni consecutivi. “Qui chi viene scoperto ad essere cristiano è mandato nei cosiddetti campi della morte”, dice Varton. Ma almeno in Corea del Nord la persecuzione dei cristiani è rimasta costante tra il 2014 e il 2015, come anche in altri sei paesi inseriti nell’Indice, che contiene in tutto 50 Stati. In 36 paesi invece la persecuzione è aumentata, mentre è diminuita solo in sette. Gli Stati in cui è stata registrata la crescita più forte sono l’Eritrea, salita in un anno dal nono al terzo posto nell’Indice, il Pakistan – il paese del sanguinoso attentato di ieri a Lahore – passato dall’ottavo al sesto, e il Tagikistan ora al 31/mo posto e che l’anno scorso occupava la 45/ma posizione. Nell’Indice dei 50 paesi con più persecuzioni sono inoltre entrati quest’anno il Bahrein e il Niger. Nel complesso, nonostante in Medio Oriente l’esodo di cristiani sia gravissimo e non comparabile con quello che si è verificato in altre parti del mondo, l‘Africa resta il continente dove i cristiani rischiano di più la vita. L’estremismo islamico, infine, è rimasto nel 2015 la prima “fonte” delle persecuzioni dei cristiani. “Di anno in anno questa tendenza non fa che rafforzarsi e ad avere ripercussioni in tutto il mondo. L’influenza dell’estremismo islamico ha come effetto una radicalizzazione delle società musulmane e la conseguenza è un crescente rigetto di qualsiasi presenza cristiana”, si legge nel rapporto.