Renzi contro i giudici. Poi precisa: “Non sono Berlusconi, voglio rispetto”

10 Apr 2016 8:04 - di Redazione

Il capo del governo ha una gran voglia di parlare, di puntualizzare, soprattutto dopo la svolta all’Anm, col sindacato dei magistrati che sarà guidato da Piercamillo Davigo, un personaggio «tosto», uno che si porta dietro il carisma di Mani pulite. Renzi sente aria di cambio di stagione nei rapporti con la magistratura e così, al termine di una lunga giornata, iniziata a Portici agli Stati generali del turismo e finita a Roma alla Scuola di formazione politica del Pd, sul far della sera il presidente del Consiglio ha deciso di esternare la sua «nuova» dottrina nei rapporti con i pm: io vi rispetto, ma voi rispettate la politica, si legge su “La Stampa“.

Renzi vuole rispetto reciproco giudici-politici

E lo ha fatto dopo una significativa riflessione, che ruota attorno a due capisaldi. Primo: in questa fase non posso aprire un prolungato fronte polemico anche con la magistratura. Secondo: col nuovo corso incarnato da Davigo, non pensino di farmi passare come un Berlusconi, uno che polemizza con la magistratura per voglia di impunità. E così, dopo averci riflettuto qualche ora, Renzi ha deciso: andava rivendicata l’autonomia della politica, ma senza andare allo scontro. E’ da queste decisive premesse che è scaturita la posizione «ufficiale», espressa nel discorso davanti ai giovani del Pd.

Renzi: “La politica è una cosa bella e non accetteremo mai di renderla subalterna a niente e nessuno”

Significativo il preambolo: «Cercate sempre la verità: per esempio alzi la mano chi pensa che io abbia polemizzato con i magistrati, come scrivono alcuni giornali. Nessuno la alza perché non è vero. Io dico: cari magistrati, quelli di prima cercavano di non mandarvi a sentenza, con i lodi, i legittimi impedimenti… Noi vi diciamo: c’è un’indagine? Venite! Chi è responsabile di un emendamento? Il presidente del Consiglio. E allora?». E per far capire che non ci sta a farsi etichettare come un Berlusconi-bis, Renzi diventa ancora più esplicito: «Se quello di prima non voleva i magistrati, noi vi chiediamo di fare veloce». E ancora: «Leggo su giornali: “Renzi accusa i pm di Potenza?” Ma de che… Renzi fa il tifo, sprona, incoraggia i pm di Potenza!». Ma una volta esaurito il catalogo degli elogi, il capo del governo è passato a sciorinare gli argomenti meno diplomatici: «Le sentenze si fanno in tribunale», «non le fa un giornale che pesca in un anno e mezzo di intercettazioni la frase più a effetto, spesso con dinamiche personali o familiari, molto spesso con linguaggio gergale». E ancora: «Io non accuso i pm, io li sprono, ma la politica è una cosa bella e non accetteremo mai di renderla subalterna a niente e nessuno».

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