La nuova mappa della pericolosità sismica in Italia: ecco le zone a rischio
Quando ancora non si è finito di contare le vittime del terribile sisma del 24 agosto, che ha coinvolto e stravolto Lazio, Marche e Umbria. Proprio mentre nell’aria la nube di polvere generata dai crolli e pietrificata nelle macerie è costantemente negli occhi di tutti; mentre idealmente continua a deflagrare il suono di quel terrore e si rinnovano le immagini della catastrofe. Mentre la macchina dei soccorsi e la lunga mano della solidarietà continuano a lavorare senza tregua e con il dolore ancora vivido nel cuore e nella mente di un Paese intero, non ancora tranquillo per il perpetuarsi dello sciame sismico in continue scosse di assenstamento di entità variabile, esperti del settore e tecnici specializzati annunciano l’arrivo a breve – tra la fine dell’anno e l’inizio del 2017 – della nuova mappa della pericolosità sismica in Italia. Un documento indispensabile che aggiornerà le acquisizioni attuali, che risalgono al 2004, e che arricchirà il già notevole bagaglio di conoscenze con la ragguardevole quantità di informazioni e dati raccolti nell’arco di 12 anni.
La nuova mappa dell’Italia sismica
«La nuova mappa è il risultato del lavoro coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e che coinvolge una comunità scientifica molto ampia», ha detto il sismologo Carlo Meletti, dell’Ingv. I ricercatori coinvolti nella messa a punto della nuova mappa sono 150 e, oltre che dall’Ingv, provengono da università, Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (Ogs) e Ufficio Geologico della Regione Emilia Romagna. Quella che la comunità scientifica si prepara a presentare alla Commissione Grandi Rischi e alla Protezione Civile è una foto più dettagliata dell’Italia sismica.
Dati migliori, più numerosi e più affidabili
«La mappa attuale non verrà stravolta, ma ci aspettiamo un disegno più dettagliato e una risoluzione migliore rispetto a quella attuale: potranno esserci piccole differenze, ma le zone sismiche non cambiano», ha osservato Meletti. Rispetto a quella del 2004, la nuova mappa contiene «molti dati in più, migliori e più affidabili» basati sui risultati di 12 anni di studi sulla conoscenza delle faglie e su nuove ricerche di archivio. Queste, per esempio, hanno permesso di arricchire di ben 2.000 terremoti il Catalogo dei terremoti storici, che comprende un periodo di mille anni.