Egitto, sentenza a sorpresa: l’ex presidente Morsi scampa alla forca
Mohamed Morsi scampa alla forca. La Cassazione egiziana ha annullato la sentenza che nel 2015 aveva condannato a morte l’ex presidente islamista deposto dai militari per gli incidenti avvenuti durante l’evasione di massa dal carcere di Wadi el Natroun nel gennaio-febbraio del 2011. Morsi venne condannato insieme a cinque dirigenti della Fratellanza, tra cui la guida suprema Mohamed Badie. Nella sentenza odierna l’alta Corte ha anche annullato le condanne all’ergastolo per altre 21 persone e ha ordinato un nuovo procedimento giudiziario. Morsi è sotto accusa anche in altri processi. Nella primavera di quest’anno era scampato alla pena capitale ed era stato condannato all’ergastolo nel processo per spionaggio per il Qatar – avversario geopolitico regionale dell’Egitto – con l’accusa di aver passato a Doha documenti della sicurezza nazionale egiziana circa i servizi segreti e l’esercito. Ad aprile 2015 un tribunale gli aveva inflitto 20 anni di reclusione per aver ordinato nel 2012 la sanguinosa repressione di una protesta davanti al palazzo presidenziale. Poi a giugno 2015 era arrivato l’ergastolo per spionaggio a favore di Hamas, del movimento libanese Hezbollah e l’Iran. C’è infine un altro processo per oltraggio alla magistratura. Espressione della Confraternita dei Fratelli musulmani Morsi è stato il primo presidente eletto dopo la caduta del rais Hosni Mubarak rovesciato nel 2011 sull’onda delle primavere arabe. Nell’estate del 2013 dopo circa un anno di governo e per impedire un’islamizzazione delle istituzioni, il presidente venne destituito da una rivoluzione popolar-militare guidata dall’attuale leader egiziano Abdel Fattah al Sisi. Successivamente la Confraternita è stata dichiarata organizzazione terrorista e molti suoi esponenti sono stati arrestati con pesanti condanne. Intanto non torneranno in carcere i figli di Mubarak, Alaa e Gamal. Dopo una serie di sentenze, appelli e annullamenti oggi uno dei collegi giudicanti della Cassazione ha confermato la sentenza che il 12 ottobre del 2015 li aveva rilasciati nell’ambito di un processo per distrazione di fondi pubblici per la ristrutturazione e il mantenimento del palazzo presidenziale. La Cassazione ha rigettato il ricorso della procura. Secondo la sentenza i due fratelli arrestati nel 2011 hanno già scontato in carcere i tre anni di detenzione.