EmDrive supera i test Nasa: funziona il motore spaziale senza combustibile

7 Dic 2016 18:28 - di Redazione

Il motore spaziale EmDrive, detto ‘impossibile’, ce l’ha fatta. EmDrive promette di produrre energia dal vuoto e di spingere astronavi senza usare combustibile. E la notizia è che adesso EmDrive ha superato i test svolti nel centro Johnson della Nasa. I dati ottenuti sotto la guida di Harold White, dei laboratori Nasa Eagleworks, e pubblicati sulla rivista Journal of Propulsion and Power indicano che il dispositivo, che sembrerebbe violare alcuni dei principi cardine della fisica, funziona, anche se debolmente. “Sembra troppo bello per essere vero”, ha detto l’esperto di propulsione spaziale Giancarlo Genta, del Politecnico di Torino. “Se fosse vero – ha aggiunto – sarebbe una rivoluzione per l’intera civiltà, non solo potremmo andare su Marte in pochi giorni ma avremmo energia a costi bassissimi estraendola dal vuoto”. Da alcuni anni la tecnologia battezzata EmDrive, ideata dall’ingegnere britannico Roger Shawyer, ha attirato le attenzioni di molti in quanto sarebbe capace di produrre spinta senza usare nessun propellente. Alimentato solo dall’elettricità, EmDrive sarebbe in grado di generare una spinta che seppur debole potrebbe rivoluzionare il mondo dei voli spaziali. Il grande problema però è che il dispositivo sembrerebbe violare alcuni principi cardine della fisica e nessuna spiegazione alternativa si è dimostrata finora convincente. Secondo la maggior parte dei fisici, EmDrive sarebbe solo frutto di misure sbagliate, una vera bufala. Ma per altri il tutto sarebbe possibile grazie a fenomeni quasi del tutto sconosciuti, a cavallo tra le leggi della fisica ‘classica’ e quelle del bizzarro mondo quantistico. I dubbi della comunità scientifica sarebbero alimentati anche da alcuni test sul motore che avevano a suo tempo sollevato molte incertezze: dopo i primi ottimi risultati raggiunti al Politecnico Nortwestern in Cina le misure erano poi state notevolmente ridimensionate. A questo si aggiunge anche la ritrosia dei ricercatori coinvolti nel pubblicare i dati. Ma i risultati dei test eseguiti all’interno dei laboratori della Nasa potrebbero essere adesso un punto di svolta.

 

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