“Patata Bollente”, titola Feltri. E la Raggi “ranocchia” diventa principessa
“Patata bollente”: è bastato questo titolo di Libero in prima pagina. Ma, fosse stato un altro giornale sarebbe stato lo stesso. È bastato il titolo di Libero corredato da un articolo chiaramente ironico di Vittorio Feltri perchè tutti si schierassero con la Raggi. Perchè il Sindaco di Roma potesse godere di quella solidarietà e di quella simpatia umana negatale sino ad un momento prima. Sin dal suo insediamento. Era inqualificabile fino a stamane la Virginia Raggi. Era considerata una via di mezzo tra l’incapace e l’ignorante. Era, come disse Vittorio Sgarbi (con altrettanta graffiante ironia!) rivelando una telefonata vero-finta con Beppe Grillo una “depensante“. Era la summa dell’insulsaggine, dell’inettitudine. Ma solo fino a stamattina. Solo fino a quando Feltri ha deciso di titolare in prima pagina su di lei e su quel che accadeva in Campidoglio con queste due parole: “Patata bollente”. Immediato il tam-tam mattutino: solidarietà, solidarietà, solidarietà. Orrore, orrore, orrore. Con l’ovvio contorno dell'”attacco sessista” e del “giornalismo spazzatura”. Non c’era, del resto, neppure la fatica di cercare il colpevole. L’untore s’era palesato da subito. S’era firmato con nome e cognome: Vittorio Feltri. Con tanto di indirizzo: Libero quotidiano. Niente di più semplice, perciò. Ludibrio pubblico. In Italia si sa, mi piace la “patata” si può dire sottovoce. E, soprattutto, non si può dare della patata pubblicamente a nessuno. Neppure al sindaco di Roma, per il resto irrisa. Lo si può dire, pubblicamente, solo una volta l’anno e dal palco di Sanremo (come fatto da Luca e Paolo). Ma se, invece, ci si permette di scrivere “Patata biollente” – per di più su un giornale di centrodestra – senza avere neppure l’accortezza di riferirsi ai sollazzi del Cavaliere di Arcore, allora si è segnati. Perciò, pronti? Fuoco: ammazzate Vittorio Feltri!