Assistente sanitaria fingeva di fare le vaccinazioni ma buttava le fiale
Fingeva di fare le vaccinazioni ma i bambini non piangevano, non si lamentavano, uscivano sorridenti dallo studio medico. Uno strano silenzio, così strano da sollevare forti sospetti tra i colleghi, che hanno deciso di vederci chiaro denunciando la cosa ai carabinieri del Nas: dopo attente indagini, la vicenda è venuta pienamente alla luce. A illustrarla è stata la Ulss2 Marca trevigiana, che ha organizzato delle giornate vaccinali straordinarie e mirate per varie patologie, i giorni 24 e 28 aprile, 2 e 6 maggio nel Dipartimento di prevenzione di Treviso, destinate a circa 500 cittadini, “contattati tramite un’apposita lettera in questi giorni”. “La decisione si è resa necessaria dopo accurati accertamenti – spiegano dall’azienda sanitaria – in seguito a possibili irregolarità nella condotta di un’assistente sanitaria del Servizio Igiene, sanità pubblica e medicina di comunità di Treviso, durante alcune sedute per la somministrazione di vaccini”. I 500 contattati sono quelli che probabilmente non sono stati vaccinati.
Niente vaccinazioni: nascono i primi sospetti
La vicenda ha inizio lo scorso giugno, quando la direzione riceve la segnalazione di alcuni suoi operatori: c’era il motivato sospetto “che una collega – da poco giunta a Treviso con concorso di mobilità – potesse non eseguire correttamente le vaccinazioni. Verificata subito da parte dei dirigenti la sussistenza del sospetto manifestato, la direzione aziendale denuncia i fatti al Comando Carabinieri Nas di Treviso e prende avvio un procedimento, durante il quale l’Aulss 2 è stata vincolata al rispetto dell’obbligo del segreto istruttorio, previsto dal Codice di procedura penale, e quindi impossibilitata a svolgere azioni che potessero interferire con il corso delle indagini”. L’assistente sanitaria “ha vaccinato solo per circa tre mesi, essendo stata trasferita ad altro incarico al manifestarsi dei sospetti nelle colleghe”, precisa la Ulss 2. Ai primi di marzo di quest’anno la Procura della Repubblica ha trasmesso all’azienda la richiesta di archiviazione del procedimento da parte del pubblico ministero e il decreto d’archiviazione da parte del giudice delle indagini preliminari. Le conclusioni del pm erano “in assenza di ulteriori elementi a carico”. Non più vincolata agli obblighi verso il procedimento penale, l’azienda ha così avviato una serie di valutazioni sierologiche. Il 10 aprile, in seguito agli accertamenti, la direzione del Dipartimento di Prevenzione ha concluso di avere elementi sufficienti per “ritenere che l’assistente sanitaria non aveva eseguito tutte le vaccinazioni che doveva avere effettuato, dandone segnalazione alla Procura della Repubblica e al proprio Ufficio Provvedimenti disciplinari”. L’azienda “ritiene che si sia configurata una grave violazione dei doveri professionali e degli obblighi assistenziali”.
La reazione del governatore Zaia
“E una vicenda sconcertante che, prima di tutto, impone una serie di valutazioni oggettive”, commenta il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia. ”Prima di tutto – dice il Governatore – non bisogna dimenticare che la sanità è un valore primario, che significa sicurezza per tutti, per noi che la eroghiamo e per i cittadini che ricevono il servizio. Peraltro in questa vicenda – continua Zaia – si va ben oltre il dibattito su sì o no ai vaccini: qui siamo alla presunta non erogazione di un servizio richiesto e pagato dalla gente, oltre che previsto dalla Costituzione. E quand’anche – aggiunge – un operatore sanitario intendesse obbiettare, lo deve fare manifestando il suo problema e chiedendo di essere assegnato a un diverso incarico, non certo facendo mancare un servizio alla popolazione”.