Centro di accoglienza dei migranti nelle mani della ‘ndrangheta: 68 arresti
Smantellata con una maxi operazione di polizia, “Johnny”, scattata all’alba, la potente cosca di ‘ndrangheta della famiglia Arena, sulla quale pende la pesantissima accusa di lucrare sul centro di accoglienza per immigrati di Isola Capo Rizzuto per un giro di affari da 12 milioni di euro. Oltre 500 tra agenti della Polizia di Stato appartenenti alle Squadre Mobile delle Questure di Catanzaro e Crotone, Carabinieri del Ros e del Reparto Operativo hanno arrestato 68 persone accusate di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose. I provvedimenti, disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal Procuratore Capo Nicola Gratteri, hanno smantellato la storica e potentissima cosca di ‘ndrangheta facente capo alla famiglia Arena, al centro di traffici delittuosi nelle provincie di Catanzaro e Crotone. Dalle indagini, spiega una nota, «oltre alle tradizionali dinamiche criminali legate alle estorsioni, capillarmente esercitate sul territorio catanzarese e su quello crotonese, è emerso che la cosca controllava, a fini di lucro, la gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto e coltivava ingenti interessi nelle attività legate al gioco ed alle scommesse. Tra i fermati anche il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, 70 anni, e il governatore della Misericordia, Leonardo Sacco, 38 anni. Il centro di accoglienza è gestito dal 2012 dalla potente confederazione delle Misericordie; la struttura “Sant’Anna”, posizionata in una vecchia area militare lungo la statale 106, è una delle più grandi in Italia ed è capace di ospitare oltre 1.600 persone al giorno.
‘Ndrangheta, smantellata la cosca Arena
Nel corso delle indagini è emerso che la cosca Arena, da decenni al centro delle vicende criminali nel crotonese, aveva imposto la propria assillante presenza anche sull’area ionica della provincia di Catanzaro ove, direttamente attraverso i propri affiliati, a mezzo di propri fiduciari nominati responsabili della conduzione delle attività delittuose o attraverso la messa “sotto tutela” di cosche alleate, aveva monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali e imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Tra il 2015 ed il 2016 infatti, spiega una nota, in particolare a Catanzaro, una cellula della cosca, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, «aveva perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi per fissare con decisione la propria influenza sull’area mentre cosche satelliti della famiglia Arena avevano fatto altrettanto nell’area, di rilevante interesse imprenditoriale e turistico, immediatamente a sud di Catanzaro ricadente nei comuni di Borgia e Vallefiorita».