Le femministe scatenate contro pizzi e reggiseni: «E’ pubblicità sessista»
Piazzato lì, in mezzo allo scollatura di un decoltè procace e prorompente su cui sono adagiati i pizzi e i merletti della biancheria rigorosamente sexy e conturbante in questo caso firmata a”Intimissimi”: e non è un decoro, o un richiamo dell’attenzione sociologicamente studiato e frutto di una campagna marketing in cui l’acume pubblicitario è stato furbescamente declinato alla messa in evidenza del dettaglio chiamato a colpire l’occhio e a catturare l’attenzione dell’ignaro fruitore. No, in mezzo ai due seni plasticamente rivestiti dall’intimo di turno, la mobilitazione femminista ha piazzato un volantino di denuncia e di dissenso contro la “pubblicità sessista” che, in poche righe ma ben collocate, sentenzia «Anche questa è violenza».
“Non una di meno” contro la campagna Intimissimi
Il movimento “Non una di meno” torna a far sentire la sua voce dissidente a Mantova, dove la crociata contro lo sfruttamento dell’immagine femminile – specie se procace e assai poco vestita – ha organizzato una vera e propria rivolta contro la pubblicità dell’intimo affidata ad adesivi e volantini attaccati notte tempo alle prorompenti protagoniste della campagna sexy, che svettano sugli imponenti cartelloni disseminati in città dalla catena Intimissimi. «Il nostro non è accanimento contro Intimissimi – si sono affrettati a rettificare dal movimento – ma contro il linguaggio sessista della comunicazione». E ancora: «Non ci scandalizza la nudità, ma l’uso stereotipato del corpo della donna. In Italia, molto più che in altri paesi d’Europa, tanti prodotti di consumo vengono pubblicizzati usando il corpo o parti del corpo della donna».
Bocciato il messaggio di media e pubblicità
E giù sanzionando e ribadendo:«I media ci propongono costantemente un modello di donna eteronormato che non è rappresentativo delle diversità di ognuna di noi: pelli lisce e depilate, corpi magri e tonici, ragazze giovani ed ammiccanti». E così, il movimento esploso in Argentina nel 2015 e poi arrivato a estendere il suo dominio contestatario anche in Italia e in Europa, ha «scelto di sanzionare Intimissimi con la scritta “Anche questa è violenza”, per ribadire “che la violenza non è solo fisica, ma pervade tutti gli ambiti della società in cui viviamo». Ambiti che non prescindono, evidentemente, neppure dal marketing e dalla moda, e tanto meno dalla comunicazione pubblicitaria. E tanto per rispolverare il logoro “colpirne uno per educarne cento”, che evidentemente per il movimento Non una di meno può funzionare. Ancora…