Troppe case abusive a Ischia, si infiamma il dibattito. Ma i sindaci dell’isola: non è vero

22 Ago 2017 13:54 - di Redazione

Tutta colpa dell’abusivismo se crollano le case anche con una scossa di magnitudo 4? I sindaci di Ischia dicono di no e, in una nota congiunta, “deplorano le notizie false relative a presunti danni e crolli in tutta l’isola ed alle inesistenti connessioni tra l’evento sismico e i fenomeni legati all’abusivismo edilizio rilevando che i crolli circoscritti alla zona colpita, hanno interessato per lo più strutture antiche fra le quali finanche una chiesa già distrutta dal terremoto del 1883 e successivamente riedificata”.

Non la pensa così il governatore della Campania Vincenzo De Luca: “L’abusivismo è una emergenza che ci trasciniamo da almeno trent’anni e su cui si è chiacchierato tanto senza mai muovere un dito. Per la Campania si tratta di almeno settantamila alloggi abusivi rispetto ai quali occorre il massimo rigore. Ad Ischia sono stati compiuti abusi di tipo criminale, con strutture costruite in zone a rischio idrogeologico che vanno abbattute il prima possibile”. 

Come negare tuttavia che l’isola sa stata sottoposta a una sistematica speculazione edilizia? Sandro Simoncini, docente  di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, spiega che ”la vocazione turistica dell’isola ha amplificato i classici fenomeni di abusivismo che caratterizzano da sempre il nostro Paese: allo spontaneismo edilizio fatto di prime e seconde case, si è aggiunto quello altamente impattante della ricettività alberghiera, enogastronomica e ricreativa, che ha comportato una cementificazione abnorme del suolo -continua Simoncini-. Solo per il Comune di Ischia sono state presentate 7.235 domande di condono in 30 anni, 4.408 delle quali risultavano ancora da evadere ad aprile dello scorso anno: molte di queste si riferiscono ad abusi che non possono essere sanati e che quindi, qualora le istanze fossero esaminate, sfocerebbero in ordinanze di demolizione. Senza dimenticare – prosegue Simoncini – che ciò significa anche che migliaia di edifici sono sprovvisti dell’agibilità e delle altre certificazioni”. 

Dunque ad un anno dal terremoto del centro Italia nulla è cambiato: il rischio sismico non viene calcolato dalle costruzioni abusive, la pianificazione territoriale è inesistente, la messa in sicurezza sempre rinviata per mancanza di risorse. 

 

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