Malaria, il “mistero del contagio” tra le bimbe del Burkina Faso e Sofia: cosa ci nascondono?
Dunque ormai è praticamente certo: è stato lo stesso parassita ad infettare la piccola Sofia, morta in seguito a un grave danno cerebrale provocato dalla malaria, e le due bambine di una famiglia proveniente dal Burkina Faso, ricoverate negli stessi giorni della piccola vittima trentina nell’ospedale della sua città. Tant’è che adesso la Procura procede per il reato di omicidio colposo.
Malaria, lo stesso parassita delle bimbe del Burkina Faso ha infettato Sofia
Dunque, la chiave di volta sarà capire in che modo il virus letale ha contagiato la piccola: giusto ieri, tra gli altri il sito dell’Ansa, riportava la possibile ricostruzione dei fatti resa dal vicepresidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Massimo Galli che, pur inframezzando le sue dichiarazioni tra mille incisi in cui cautelativamente dichiarava di dover aspettare conferme e riscontri su tempi e spostamenti della bimba morta a Brescia lunedì scorso, dichiarava: «La piccola Sofia, morta di malaria all’Ospedale di Brescia, potrebbe essersi infettata in quattro possibili modi». E allora, come riportava il sito dell’Ansa, il professore spiegava: «Se il contagio è avvenuto in ospedale, una delle ipotesi al vaglio anche del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, le modalità sono circoscritte; l’infezione potrebbe essere trasmessa in ambiente ospedaliero – spiega l’infettivologo – solo attraverso l’utilizzo di siringhe ed altri strumenti contaminati o attraverso trasfusioni di sangue infetto. In una simile ipotesi di contagio diretto, i tempi di incubazione della malattia potrebbero anche risultare accorciati».
Bisogna individuare le modalità del contagio: 4 possibili cause
Ma, proseguiva poi l’infettivologo la sua disamina, «ci sono altri due modi in cui il contagio della malaria può avvenire: attraverso la punture di zanzare vettori della malattia “importate” da paesi dove la malattia è endemica o attraverso la puntura di zanzare autoctone che, avendo precedentemente punto soggetti infettati, hanno poi contagiato soggetti terzi. Nel primo caso, chiarisce Galli, «le zanzare vettore possono essere state introdotte in Italia da viaggiatori di ritorno, ad esempio nei bagagli». Del resto, l’ultima possibilità presa in considerazione dal professore, si scarta da sé semplicemente enucleandola: come ricostruito sempre sull’Ansa da Galli, infatti , «va detto che le probabilità che zanzare autoctone possano infettarsi e trasmettere la malattia è molto bassa, anche perché la popolazione di zanzare anofele nel nostro paese si è molto ridotta nel corso degli anni. Infatti, dagli anni ’60 i casi di infezioni di malaria autoctoni sono molto pochi e si tratta di circostanze eccezionali». Insomma, la malaria può essere trasmessa in vari modi: per esempio se il sangue (infetto) entra in contatto tra due persone.
Il mistero delle zanzare “autoctone” e d’importazione…
E dato che ancora ieri Paolo Bordon, direttore generale dell’Apss (Azienda provinciale dei servizi sanitari) di Trento, ha detto ai giornali – il Tempo, tra gli altri, ha riportato le dichiarazioni di cui estrapoliamo le affermazioni riportate di seguito – che il 21 agosto, quando ancora la bambina si trovava all’ospedale di Trento per il diabete, «è arrivata in ospedale una famiglia del Burkina Faso, di ritorno da un viaggio nel paese d’origine, con due bambini con la malaria» e che, ha detto ancora Bordon, «i materiali usati per assisterli erano monouso», escludendo quindi un contagio via sangue tra i piccoli ricoverati, avvalorando la teoria con la dichiarazione contestuale secondo cui, «normalmente la malaria viene trasmessa dalle zanzare, ma non da tutte, bensì dalle zanzare anofele, che vivono in Africa». Fare due più due è consequenziale. Messo all’indice dai soliti buonisti che sulla scia della presidentessa della Camera considerano gli immigrati una risorsa, ma pur sempre un dato ineludibile nell’analisi dei fatti. Fatti che, va ricordato, hanno una vittima: una bambina del Trentino Alto Adige che non è stata in paesi tropicali e che è morta a 4 anni a causa di un grave danno cerebrale scatenato dall’aver contratto la malaria, una malattia che imperversa in lontane zone del mondo, ormai di casa anche da noi. Che il parassita che ha attaccato la famiglia del Burkina Faso e la piccola Sofia è lo stesso; che si indaga per omicidio colposo e che restano da definire le modalità del contagio di un male d’importazione…
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