“Serena Mollicone fu massacrata nella stazione dei carabinieri” (video)
Nuove agghiaccianti rivelazioni su quello che è passato alla cronaca come il delitto di Arce, quando il 1° giugno 2001 fu assassinata brutalmente la 18enne Serena Mollicone, che era andata nella locale stazione dei carabinieri per denunciare un traffico di stupefacenti. E quella fu l’ultima volta fu vista viva, mentre entrava nella stazione. A distanza di oltre 16 anni l’omicidio è ancora insoluto, ma si spera che presto possa emergere la verità. Anche perché il padre Guglielmo ne ha diritto (la madre morì quando Serena aveva sei anni), un padre a cui fu impedito dai carabinieri persino di assistere al funerale della figlia: lo andarono addirittura a prelevare in chiesa per portarlo alla stazione senza alcun motivo valido. E i misteri sono tanti nella morte di Serena: prima il luogo dove fu ritrovata, in un boschetto, luogo già perlustrato dai carabinieri che non videro il corpo, corpo che fu visto poco dopo da alcuni volontari. Poi il giallo del cellulare di Serena, triovato in un cassetto a casa della ragazza, cassetto che era già stato controllato dai carbinieri. Poi il suicidio di un carabiniere, nel 2008, lo stesso carabiniere che aveva aperto la porta della caserma, al citofono, a Serena che veniva a denunciare il traffico di droga nel paese. Suicidio dalle modalità strane, con un colpo al cuore, sbrigativamente liquidato come tale, ma il cui caso è stato poi successivamente riaperto. Ma oggi arrivano delle novità che speriamo servano a inchiodare l’assassino: la consulente della Procura di Cassino, Cristina Cattaneo, ha consegnato una perizia medico-legale di 250 pagine sulla morte della giovane, ritrovata legata e imbavagliata due giorni dopo la scomparsa. Malgrado depistaggi, omertà, reticenze, arresto un innocente, finalmente quialcosa si muove. Il padre, Guglielmo, che non ha mai smesso di sollecitare gli investigatori, ora dice: «Stanno facendo quello che avevo chiesto 16 anni fa». Secondo la perizia, la ragazza è stata massacrata nella stazione, sbattuta contro il muro e infine soffocata con un sacchetto intorno alla testa e portata nel boschetto dell’Anitrella dove poi fu ritrovata. Serana per le botte perse i sensi, e il suo assassino ha creduto che fosse morta, ma così non era. E l’ha soffocata. La tanatologa Cattaneo a tal proposito spiega nella sua relazione: “E’ ragionevole pensare che prima di essere coperto dal sacchetto di plastica, il volto sia stato esposto per un periodo di tempo perchè le mosche deponessero le uova”. Inoltre la dottoressa ha scoperto che prima di essere colpita Serena si è difesa strenuamente. Sono emersi infatti ematomi risalenti a poco prima della morte. COmer scrive Frosinonetoday, “Serena è stata presa a calci, pugni e strattonata e sbattuta con la testa contro la porta dell’alloggio della caserma, come risulta dopo le tante analisi effettuate per accertare la precisa compatibilità. Una violenza infinita e senza un motivo. I colpi sferrati a mani nude sulla porta, secondo la dottoressa Cattaneo appartengono con molta probabilità alle nocche dei due uomini indagati. Padre e figlio. L’ex maresciallo dei carabinieri di Arce, Franco Mottola e del suo primogenito Marco. Un altro aspetto scioccante della perizia, inoltre, viene riservato al momento in cui Serena avrebbe sbattuto con violenza contro la porta. La ragazza ha riportato – oltre a un taglio sulla fronte sinistra – anche un trauma cranio ed uno cervicale con la lesione del padiglione auricolare. Quel povero corpo è stato scambiato per un sacco da pugile, contro il quale sfogare frustrazione e rabbia. “Lesioni contusive al ginocchio, al gluteo, al collo provocati da urti, colpi, afferramenti, cadute” scrive il consulente Cattaneo nella perizia. La parte finale dello scritto viene riservato alle tracce di una miscela trovate sui calzini e sul fuseaux nero indossato dalla ragazza. Una polvere composta da lantanio, cerio e piombo. “Seppure la compresenza di cerio e lantanio può essere prodotta da oggetti correlati alla generazione di scintille, la rilevanza di queste tracce va valutata da parte di esperti del settore“. In sintesi la tanatologa affida la soluzione definitiva del giallo di Arce ai consulenti del Reparto Investigazioni Scientifiche dei carabinieri. La loro perizia sarà consegnata nei prossimi giorni. Intanto lunedì mattina papà Guglielmo sarà nuovamente in diretta su Storie Italiane, Rai 1, a partire dalle ore 10. In collegamento dal bosco di Fontana Liri dove la ragazza è stata ritrovata l’uomo commenterà quanto scoperto dalla tanatologa”. Quanto al suicidio del carabiniere. è stato anche quello che ha impedito che la vicenda fosse insabbiata: nel 2008, come detto, il brigadiere che indagava sul caso si uccide. Santino Tuzi, viene trovato morto nella sua macchina colpito da un colpo di pistola al cuore. Ma la famiglia non accetta questa versione anzi negano che Tuzi avesse problemi tali da portarlo al suicidio. Si fa strada l’ipotesi che la morte del brigadiere potrebbe essere collegata al caso di Serena Mollicone. Infatti pochi giorni prima Tuzi era stato ascoltato in Procura, dove aveva dichiarato ai magistrati che, il giorno della scomparsa, Serena Mollicone si era proprio recata alla stazione dei carabinieri. Tuzi racconta infatti che poco dopo le 11 risponde al citofono della caserma, e che a suo pareresi trattava di Serena Mollicone. In realtà alle stazioni i carabinieri prima di aprire chiedono nome e cognome. Dopo aver ricevuto l’autorizzazione la fa entrare. A dare l’autorizzazione secondo Tuzi è qualcuno che si trova nell’appartamento privato del comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, il maresciallo Franco Mottola.