«Vattene a casa». Diabetica cacciata dalla discoteca per tre bustine di zucchero

11 Nov 2017 15:14 - di Redazione

Non può entrare in discoteca perché diabetica. Come racconta il Corriere della Sera, Martina F., 25 anni, studentessa dell’Accademia delle Belle arti di Brera e fotografa, mercoledì sera è stata respinta dai buttafuori dell’Old Fashion a causa del «kit di sopravvivenza» da cui non poteva separarsi: tre bustine di zucchero e un succo di frutta. Per ragioni di sicurezza, liquidi e bustine nel locale non sono ammesse. Ma lei, malata di diabete mellito di tipo 1, deve avere lo zucchero sempre con sé, immediatamente disponibile per i casi di bisogno. «Quando vai in ipoglicemia, anche solo per una emozione o un piccolo errore di calcolo, il cervello va d’improvviso in blackout. Non riesci a parlare, né a camminare, stai male. Hai la tachicardia, il corpo ti si svuota. Rischi di svenire e avere le convulsioni, devi intervenire subito, rialzare i livelli di glucosio in pochi secondi», racconta la ragazza. Ai buttafuori ha mostrato il tesserino medico. Non c’è stato nulla da fare: «Al bar ti danno quanto zucchero e succo vuoi», le hanno risposto.

Diabetica respinta dai buttafuori, le scuse

L’intero gruppo dei suoi amici, si legge ancora sul Corriere,  a quel punto se ne sono andati a casa, facendo saltare la festa di laurea. Il giorno dopo Martina si è sfogata sul portalediabete.org raccontando l’accaduto. In poche ore è uno tsunami mediatico: la notizia rimbalza sulle agenzie, le recensioni dell’Old Fashion su TripAdvisor e Google si riempiono di giudizi pessimi. Il professor Lorenzo Piemonti, esperto in diabete, affida a Facebook parole di pieno appoggio alla studentessa: «Queste persone in ogni istante devono essere attrezzate. Un piccolo ritardo può essere fatale». E Gianni Lamenza, presidente di Diabete Italia, «C’è troppa ignoranza». Il proprietario del locale Roberto Cominardi inizialmente si difende ma poi fa arrivare alla studentessa le scuse, in forma privata. «Tardive ma apprezzate — concede Martina — È stata una discriminazione e un’offesa per me e per tutti i diabetici, mi sono sentita mortificata».

 

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