Dell’Utri resta in carcere perché “deambula e quindi può fuggire”

6 Feb 2018 18:03 - di Redazione

Marcello Dell’Utri deve restare in carcere perché “è in grado di deambulare e quindi potrebbe anche fuggire”. La malattia di cui l’ex senatore soffre, inoltre, non è in stato avanzato. Sono le motivazioni con cui il tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di scarcerazione per gravi motivi di salute. Secondo i giudici, Dell’Utri, affetto da cardiopatia, diabete e tumore alla prostata, può essere curato presso i reparti Sai (Servizi ad assistenza intensificata) previsti nelle carceri. Nelle motivazioni del Tribunale di sorveglianza viene citata inoltre la richiesta di condanna a 12 anni di reclusione avanzata dalla Procura di Palermo lo scorso 28 gennaio nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia, in cui l’ex senatore di Forza Italia è imputato di minaccia e violenza a corpo politico dello Stato. Per il tribunale di Roma quindi è possibile che altre future pene possano essere inflitte a carico di Dell’Utri, attualmente in carcere a Rebibbia. In mattinata il tribunale di Sorveglianza di Roma aveva respinto la richiesta di scarcerazione per motivi di salute avanzata dai difensori dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo scorso 2 febbraio i difensori dell’ex senatore, Alessandro De Federicis e Simona Filippi, durante un’udienza straordinaria a porte aperte, hanno sottolineato che “anche il garante dei detenuti sostiene che sia il carcere che le strutture protette sono inadeguate per le cure di cui ha bisogno Dell’Utri”. I legali avevano chiesto gli arresti domiciliari all’Humanitas di Milano. Un’altra richiesta di scarcerazione era stata già respinta il 7 dicembre, nonostante gli stessi consulenti della procura si fossero espressi per l’incompatibilità tra le condizioni di salute di Dell’Utri e il suo stato di detenuto.

“Intervenga Berlusconi”, chiede il deputato di Forza italia Amedeo Laboccetta: “L’ennesimo diniego opposto dal Tribunale di Sorveglianza alla legittima richiesta dei difensori di Marcello Dell’Utri di attenuazione dello stato detentivo per le sue gravissime condizioni di salute è indegno del principio costituzionale dell’umanità della pena. Si ha l’impressione che alcuni settori della magistratura, pur in presenza di una condanna per un reato di fabbricazione giurisprudenziale, vogliano accanirsi nei confronti di un condannato costretto a subire oltre a una condanna ingiusta, il peso della sua notorietà”. “Mi auguro adesso che anche il Presidente Berlusconi intervenga nella vicenda a tutela di un uomo che tanto gli ha dato e tanto ha dato a Forza Italia”, conclude Laboccetta. Anche Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Noi con l’Italia – Udc, interviene sulla vicenda: “Quello su Marcello Dell’Utri mi sembra un caso di accanimento carcerario di cui non vedo le ragioni. La giustizia non ha bisogno di infierire ulteriormente su una persona anziana e ammalata di tumore e chi ha la responsabilità di amministrarla, oltre al rispetto della legge, dovrebbe considerare quel senso di umanità che è fondamento del nostro vivere sociale”.

Commenti

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  • Sergio 7 Febbraio 2018

    Inutile commentare sulle decisioni della magistratura italiana.Dell’Utri dentro,il nigeriano di Macerata fuori perchè il GIP non ha prove.secondo il mio pensiero dovrebbe intervenire il CSM,certi giudici (sorveglianza e indagini prelimjnari)dovrebbero essere mandati a nuova scuola meno politicizzata.