Grillo umiliato: deve dare 30mila euro ai due esponenti M5S che lui cacciò
Trentamila euro di spese legali e non solo. Perché ora i ricorrenti contro il M5S -i primi in assoluto ad aver portato Beppe Grillo e i suoi in tribunale – chiederanno anche il risarcimento danni. Il giudice Francesco Remo Scerrato, della sedicesima sezione civile dei Tribunale di Roma, ha infatti accolto il ricorso di Roberto Motta e Antonio Caracciolo, due ex 5 Stelle espulsi dal Movimento e per questo impossibilitati a partecipare alle comunarie 5 Stelle per Roma, quelle che incoronarono Virginia Raggi alla corsa verso il Campidoglio. Il M5S dovrà per ora sborsare 30mila euro di spese legali, il resto si vedrà.
I “cartellini rossi” di Grillo
Si tratta della prima causa contro i cartellini rossi decisi da Grillo e dai vertici del Movimento, la mina che ha generato un vero e proprio effetto domino con ricorsi in tutta Italia. La sentenza emessa «evidentemente dimostra – dice Lorenzo Borré, il legale artefice di tutte le battaglie degli espulsi dal Movimento di Grillo – che qualcuno sbagliava a definire le nostre motivazioni “robetta”». Il riferimento, chiaro, è alle parole della sindaca Raggi, che all’epoca snobbò la causa intentata da Motta e Caracciolo. Quest’ultimo, docente universitario alla Sapienza di Roma, era stato espulso per alcune dichiarazioni tacciate di negazionismo. Accuse per le quali, invece, aveva subito un procedimento disciplinare alla Sapienza da cui era uscito con una piena assoluzione.
Grillo, in un suo show nella Capitale, lo aveva attaccato duramente: «Per lui l’Olocausto era un B&b». Per questo, Caracciolo chiede il risarcimento danni anche per diffamazione, oltre che per la mancata partecipazione alle comunarie capitoline, col rischio che il conto da pagare per il garante del Movimento diventi salatissimo. Nello specifico la sentenza emessa ha inoltre confermato l’esistenza di due distinte associazioni denominate MoVimento 5 Stelle, condannando entrambe al pagamento delle spese legali. Il tribunale ha poi dichiarato la sopravvenuta carenza di interesse in ordine alla domanda di annullamento del regolamento del 2014, a causa dell’approvazione del nuovo regolamento del 2016. Ma su questo punto Motta e Caracciolo si riservano di ricorrere in appello.