I Greci del Ponto: un altro olocausto dimenticato, e a volte negato, da tutti

14 Mag 2018 20:16 - di Antonio Pannullo

I Greci del Ponto: un altro sterminio dimenticato. Ma iniziamo dal principio. I Turchi hanno invaso l’Asia Minore, popolata da greci, la cui civiltà si era stabilita nei secoli precedenti, in due ondate: i Selgiukidi nel XI secolo, e gli Ottomani all’inizio del XIII secolo. I Turchi utilizzarono ogni tipo di metodo imperialista per soggiogare i popoli che trovavano: espulsione, ma più spesso genocidio e turchificazione, in particolare contro Greci, Armeni, Curdi, e Arabi. In tutte le terre conquistate i Turchi insediarono numerosi emirati sotto il loro controllo. Circa mille anni fa i Turchi furono scacciati da molte terre sia dai Crociati sia dai Mongoli, costringendoli a spostarsi. Verso il 1400, si organizzarono in maniera diversa per poter consolidare il loro impero. Si autodefinirono Gazi, ossia Stato in perenne guerra santa contro i non credenti. Perciò arruolarono forzosamente i bambini di altre confessioni e li costringevano a diventare fanatici islamici: in particolare Greci, Armeni, Bulgari, Albanesi, Serbi, tutti cristiani. Li indottrinarono con quelle che sono ancora oggi i metodi di indottrinamento degli jhadisti: credendo di essere figli de l sultano e che se fossero morti in battaglia sarebbero andati in paradiso. Così spinsero questo esercito di fanatici a combattere contro la loro stessa gente: sui calcola che in circa sette secoli di presenza turca in Asia Minore furono massacrati milioni di Greci e di Armeni, e centinaia di migliaia tra Curdi, Siriani, Serbi e Bulgari. Nel solo XX secolo si calcolano un milione e mezzo di Armeni sterminati e un milione di Greci. Tuttavia l’unico metodo per tener unito l’impero ottomano era la forza., e per questo ai primi del 900 l’impero iniziò la sua disgregazione, ancora non terminata. Nel 1908 i Giovani Turchi convinsero il sultano a concedere la costituzione ai popoli all’interno dell’impero ottomano. A quel punto i gruppi etnici ancora presenti all’interno dell’impero, Greci, Armeni, Curdi, chiesero l’autonomia su base etnica o – come nel caso dei Greci – il ricongiungimento con la loro madre patria indipendente. A quel punto i Giovani Turchi tornarono alle brutalità del sultanato, perseguitando e sterminando tutte le minoranze fastidiose. Si iniziò proprio contro i Greci del Ponto, dove erano numericamente maggioritari, con il pretesto delle guerre balcaniche del 1912-1913. Lo sterminio prese la forma di saccheggi, incursioni, espulsioni e massacri sistematici. Nel maggio 1914 il Patriarcato ecumenico dichiarò pubblicamente che la Chiesa Ortodossa era oggetto di attacco violento, sospendendo tutte le attività delle scuole e delle chiese greche in Turchia. Poi toccò al pogrom degli Armeni, nel 1915. I Greci furono perseguitati in Asia Minore, Tracia e Ponto durante tutta la Grande Guerra. Alla fine della guerra gli alleati capirono che i Turchi non potevano proteggere i Greci e affidarono ad Atene il compito di amministrare la Tracia orientale e il distretto di Smyrna, tramite il Trattato di Sevres. Gli Alleati accusarono il governo turco dei massacri, e il governo firmò il Trattato, anche se Mustafà Kemal rifiutò di riconoscerlo. Nel settembre 1922 l’esercito turco rioccupò Smyrna mettendo la città a ferro e a fuoco e massacrando ancora una volta Greci e Armeni che si erano rifugiati in città. Lo stesso vescovo di Smyrna Chrysostomos fu umiliato pubblicamente e assassinato. Le stragi terminarono con il Trattato di Losanna del 1923, con cui gli Alleati costrinsero i Turchi e i Greci a uno scambio di popolazioni: 300mila Turchi dalla Grecia tornarono in Turchia e quasi un milione e mezzo di Greci lasciarono la Turchia per la Grecia. Per gli Armeni rimasti in Turchia invece non vi furono garanzie perché non erano musulmani. Fu un’esodo biblico quanto sconosciuto: i Greci dovettero abbandonare case e beni e terre non avevano vissuto negli ultimi 4.000 anni. Negli anni succesivi Greci e Armeni rimasti in Turchia denunciarono più volte violazioni al Trattato. Ankara ancora oggi nega tutto. Ma nel 1979 il New York Times scrisse che la popolazione cristiana in Turchia dall’inizio del secolo era passata da quattro milioni e mezzo di persone a 150mila. I Greci sono circa settemila, a fronte degli 1,2 milioni del 1923.

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