Il Senato approva il Dl Genova: è bagarre. E Toninelli esulta col pugno chiuso (video)
In un clima arroventato, il Senato ha approvato in via definitiva il decreto Emergenze, il cosiddetto decreto Genova. Il provvedimento, che tra l’altro stanzia 300 milioni di euro per la città, è passato con 167 sì, 49 no e 53 astenuti. La Camera lo aveva approvato, dopo una seduta notturna, il primo novembre. A esacerbare gli animi è stato in particolare il ripristino del condono per Ischia, che in precedenza era stato fatto cadere in Commissione e che ha provocato una spaccatura all’interno dello stesso M5S, dove – tra dissidenti e assenti che si sono giustificati – sono mancati i voti di 10 senatori (Vittoria Bogo Deledda; Alfonso Ciampolillo; Saverio De Bonis; Gregorio De Falco; Luigi Di Marzio; Elena Fattori; Mario Michele Giarrusso; Cinzia Leone; Paola Nugnes; Mario Turco). Ma a inasprire ulteriormente i toni è stato l’atteggiamento tenuto in aula dal ministro Danilo Toninelli, più volte richiamato dalla presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati.
In particolare, al titolare delle Infrastrutture è stato rimproverato di non seguire il dibattito con la dovuta attenzione e di aver avuto un contegno inadatto alla circostanza anche subito dopo il voto. «Sta sempre al telefono», è stato lamentato dal Pd durante un intervento, mentre la senatrice di FI Anna Maria Bernini ha sottolineato, tra l’altro, la maleducazione di «masticare gomma americana durante le dichiarazioni di voto». «Avrei immaginato un’Aula diversa al di là delle posizioni che possono essere differenti. I 43 morti pesano su tutte le coscienze nostre», ha detto Casellati. Nel corso delle dichiarazioni di voto la presidente del Senato era stata costretta a «pregare» Toninelli «di ascoltare, perché dicono che sta sempre al telefono». Un richiamo al quale l’esponente del governo ha reagito borbottando e poi iniziando a parlare con i colleghi ministri che gli sedevano accanto. Ne è scaturita una nuova fiammata da parte dell’Aula, che già prima aveva urlato al suo indirizzo «Fuori! Fuori!». Non solo, subito dopo l’approvazione del decreto, Toninelli si è lasciato andare a una esultanza che è apparsa troppo scomposta per un decreto reso necessario da una tragedia: pugno chiuso rivolto all’Aula e “cinque” battuti a destra e manca.
«Mi dicono che abbia gesticolato in maniera non troppo commendevole per un ministro. Devo riprendere alcuni atteggiamenti che non sono commendevoli, che non possono essere riprodotti in quest’Aula, per il rispetto delle Istituzioni e la dignità di quest’Aula», è stato quindi il nuovo richiamo di Casellati a Toninelli, al quale si è poi rivolta anche Bernini per dire che «non le permetteremo più di venire in quest’Aula agitando i pugni». Di «atti offensivi del ministro Toninelli e della ministra Lezzi», ha parlato poi il capogruppo del Pd, Andrea Marcucci, chiedendo a Casellati «di chiudere con dignità questa seduta con un minuto di silenzio per i morti di Genova». Richiesta accolta dalla presidente, che ha ricordato come Genova rappresenti «una ferita ancora aperta».
«La gioia e l’esultanza è perché la meravigliosa città di Genova si rialzerà ed è stata in ginocchio per un evento che doveva e poteva essere evitato. Magari c’è qualche responsabile in quest’Aula che ha permesso a società autostradali di ingrassare enormemente le proprie finanze. Non replicherò a coloro che mi hanno attaccato personalmente, perché uno è stato già mandato a casa dagli italiani e l’altro in Liguria ha lasciato semplicemente un rinvio a giudizio per spese pazze e peculato», si è giustificato poi Toninelli, usando per la città parole simili a quelle usate poi dal premier Giuseppe Conte. «Il Decreto Genova è legge. Risorse e aiuti concreti alle famiglie che hanno perso la casa, sostegno a imprese e cittadini. Avevo promesso che non avrei mai abbandonato la città in ginocchio. Il Governo è al vostro fianco, Genova si rialza», ha twittato il presidente del Consiglio.
Toninelli non sa nemmeno che il pugno della sua area è quello sinistro. Forse ha il cervello annebbiato!!!
pensandoci bene, la bandiera della Cina comunista ha cinque stelle, sarà solo una coincidenza?
Al di là del gesto e del comportamento, che può interessare fino ad un certo punto, nella sostanza spero che il decreto aiuti effettivamente Genova.
Caro Salvini il nordest Ti sta lasciando.
con me hai già perso 4 voti a favore FDI
MI PIACEREBBE CHE TUTTO IL NORD DIA UNA SONORA LEZIONE AL signor salvini, GIA’ DALLE PROSSIME ELEZIONI PER IL PARLAMENTO EUROPEO E CHE MOLTI VOTI RITORNINO ALLA CASA MADRE E CIOE’ ALLA FIAMMA DI FRATELLI D’ITALIA DELLA COERENTE GIORGIA MELONI…..!!!!…..