E il presepe finisce nella spazzatura: il parroco anti-Salvini lo allestisce nel cassonetto
«Te piace o presepe?», ripeteva fino allo sfinimento l’indimenticabile Eduardo al figlio Luca in Natale in casa Cupiello. E l’interrogativo, tornato insistentemente di gran moda in queste ultime settimane, sembra essere tornato a battere sullo stesso punto: piace il presepe? O meglio: bisogna sottolinearne intrinseco valore simbolico e attualizzarne il significato, o basta valorizzarne la portata iconografica e lasciare ad ognuno la propria, libera interpretazione? Ma, soprattutto, è bene fare o non fare il presepe? È una testimonianza di fede? Icona rituale o emblema di rispetto della liturgia natalizia? Oppure, più prosaicamente, un richiamo sociale dai plastici rimandi alle simbologie evocatrici del dramma moderno di migranti e migrazioni in cerca di accoglienza? Valore simbolico, liturgico o artistico che ricopra, il presepe in questi ultimi periodi ha evocato e interpretato significati tra i più disparati asserendo una sola certezza: è divenuto l’oscuro oggetto polemico delle dissertazioni meta-religiose più spregiudicate e delle strumentalizzazioni anti-governative più accanite, nate e cavalcate proprio in seno alla comunità cattolica stessa. Tanto da indurre, solo una settimana fa, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, a richiamare all’ordine religiosi e semplici fedeli con un dirimente stop,. sintetizzato in un ecumenico «basta utilizzare il presepe per polemiche sterili» declinate a un simbolo che vorrebbe, invece, nella sua genesi più autentica, richiamare all’unità.
Presepe, il parroco anti-Salvini lo allestisce nel cassonetto
Eppure, mai come in questo periodo, il presepe è diventato più un segno di divisione che di armonia. Non si è sottratto al confronto, allora, neppure il sacerdote pisano don Armando Zappolini, parroco di Perignano (Pisa) che, intervistato da Repubblica Tv, è tornato a cavalcare l’onda anomala spiegando il senso della sua provocatoria Natività. Già, perché il don in questione, arrivato dopo i sacerdoti predicatori che in piena liturgia eucaristica hanno provveduto a sostituire l’omelia con l’invettiva anti-salviniana, e sicuramente dopo il prete pro-migranti di Padova che ha provocatoriamente superato tutti a destra invitando a boicottare il presepe simbolo di politiche e speranze tradite e disattese, è arrivato addirittura ad allestire il presepe parrocchiale all’interno di un cassonetto dell’immondizia. «Le parole di Papa Francesco da tempo parlano di umanità calpestata, di messa da una parte, di buttata via come in una discarica sociale e questo mi ha fatto venire in mente di realizzare nella chiesa di Santa Lucia a Perignano (Pisa) il presepe all’interno di un cassonetto dell’immondizia», ha tuonato il, religioso, aggiungendo poi che: «In fondo quando disfi con una ruspa un campo rom o fai affondare un barcone nel mare o chiudi una casa di accoglienza e metti per la strada bambini e famiglie, è come buttare via delle cose, ma quelle cose sono persone. E allora Gesù dove si trova? Si trova tra questa umanità scartata, in un cassonetto dei rifiuti».
Il richiamo all’ordine della Cei: basta a polemiche sterili e alle strumentalizzazioni del presepe
Amen: e la provocatoria Natività rivisitata in chiave trash ( e sbattuta letteralmente nella spazzatura) con tanto di predica social annessa e connessa, è servita sull’altare a beneficio di dissidenti e detrattori delle iniziative governative su stranieri e flussi migratori. L’iniziativa del sacerdote pisano non poteva certo passare inosservata, e così, a stretto giro, è arrivato anche il commento via Twitter del ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini. Don Zappolini ha commentato: «Pensavo di aver visto tutto. Questo prete mette Gesù… nella spazzatura, contro ‘le ruspe nei campi Rom, i porti chiusi, la gente abbandonata”. Roba da matti. Forse, più che fare il sacerdote doveva mettersi in politica. Chissà se i parrocchiani sono contenti»… E il don, prontamente, ha replicato: «al ministro non rispondo perché non lo stimo». E ancora: «Per me può dire cosa vuole, io rispondo alla mia coscienza, alla mia fede, e al mio vescovo». E allora, se davvero don Zappolini volesse rispondere ai precetti cattolici e ai richiami all’ordine dei suoi superiori, non può non tener conto di quanto ribadito e sottolineato solo pochi giorni fa dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, che in un’intervista all’Adnkronos ha dato voce a tutta la sua preoccupazione per le polemiche che hanno investito il presepe, sempre più oggetto di propaganda politica. «Tutto ciò – ha affermato nei giorni scorsi il presidente della Cei – è indice del clima di immiserimento culturale del dibattito pubblico. Non so se, come dice il Censis, viviamo in una società “incattivita”; a volte, però, si ha la sensazione di assistere ad una discussione pubblica dai toni eccessivi che sul web, troppo spesso, supera il limite della decenza». E infine: «Gli attacchi contro la Chiesa ci sono sempre stati e ci saranno anche in futuro. In tutta franchezza, però, – ha concluso Bassetti – mai avrei immaginato che il presepe potesse essere utilizzato per polemiche così sterili. A tutti quanti mi permetto di dare un consiglio: lasciate il presepe alle famiglie e ai bambini. Ammiratelo e contemplatelo nella sua arte e nella sua semplicità evangelica». Più chiaro di così…
Il prete deve fare il prete per la comunità cristiana, il preseppe è una tradizione culturale italiana di tutto il cristianesimo nella sua veste.
Prete scansafatiche e fatto per incozzi, anche questo sta subendo i mancati 35€ e di conseguenza anche le mancate questue giornaliere a causa della gente che non va più a messa. Tra qualche mese ti vedrai mancare anche l’8×1000 di chissà quanti fedeli, e, di questo passo, mi sa che il tuo caro Papa ti metterà in lista per andare redimere qualcuno in Ruanda Burundi, assieme ad altri ciarlatani.