Il presidente Casellati ricorda Matteoli in Senato: «Un patrimonio per la destra italiana»
Pubblichiamo qui di seguito il testo dell’intervento svolto dal preseidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, nel corso della commemorazione di Altero Matteoli che si è tenuta oggi alla Sala Zuccari a un anno dalla scomparsa dell’illustre uomo politico toscano
Buon pomeriggio a tutti, ricordare qui in Senato Altero Matteoli, ad un anno esatto dalla sua improvvisa e prematura scomparsa, è per me motivo di grande emozione. Lo è soprattutto perché Altero Matteoli manca tanto alla vita politica e istituzionale di questo Paese: manca a chi come me ha avuto l’onore di conoscerlo, manca a chi ha condiviso per anni con lui percorsi politici ed identitari, manca a chi ritiene che le istituzioni, ispirate dal sentimento guida della libertà, debbano sempre e comunque operare per il bene comune.
Per tutta la vita Matteoli ha creduto nell’impegno politico, a tutti i livelli, in tutte le stagioni che ha attraversato, con i suoi modi rassicuranti e l’indiscussa capacità di ascolto e di mediazione che ne hanno sempre caratterizzato l’operato.
Insieme ad Adriana Poli Bortone e a Pinuccio Tatarella fu uno dei ministri che, nel 1994, chiusero idealmente e per sempre quella conventio ad excludendum che aveva visto la destra politica italiana fuori dall’arco costituzionale nel lungo cammino della Prima Repubblica.
Politica e territorio
Unico rappresentante di quella storia e di quella tradizione, sempre presente nei governi Berlusconi, Matteoli ha saputo incarnare con efficacia la passione per la politica e per il territorio.
Ai ruoli governativi ha infatti sempre voluto e saputo affiancare quelli di consigliere comunale, consigliere provinciale, sindaco; e poi di capogruppo e di presidente di Commissione qui in Senato, dopo tanti anni alla Camera dei Deputati. Instancabile, nonostante tali responsabilità non ha mai fatto mancare un apporto diretto ai movimenti politici in cui ha militato, così come non mai rinunciato, anche attraverso la “Fondazione per la Libertà e per il Bene Comune” a dare un contributo al dibattito in corso nel Paese.
La sua visione territoriale dell’impegno politico ne ha sempre caratterizzato l’operato anche a livello nazionale. È stato così nei ruoli di Ministro dell’Ambiente prima, delle Infrastrutture e trasporti successivamente, così come dimostrano anche i disegni di legge e le iniziative legislative portate avanti incessantemente lungo tutta la sua esperienza parlamentare.
Il più bel riconoscimento che in Senato potesse essere fatto a Matteoli fu certamente la riconferma, a metà della scorsa legislatura, alla Presidenza della Commissione lavori pubblici. Con il mutato quadro politico nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità che un esponente di Forza Italia potess ribaltare ogni previsione; Altero ci riuscì, forte solo del suo lavoro, della sua capacità di guidare la commissione con autorevolezza e lungimiranza.
Nella sua formazione culturale non c’era infatti mai stato posto per la figura dei nemici in politica. Per lui c’erano solo avversari con i quali ci si poteva e doveva confrontare, sempre e comunque, cercando con la forza delle idee di far prevalere le proprie posizioni.
«Mai una polemica di troppo»
È proprio su questo che vorrei condividere con voi il mio ricordo personale. Ho conosciuto Matteoli sin dal 1994; in tutti questi anni non sono mancate le occasioni di frequentazione. Negli anni 2006-2008, lui Capogruppo in Senato di Alleanza Nazionale, io capogruppo vicario di Forza Italia, i momenti di fattiva collaborazione sono stati molti. Sempre disponibile, ironico e capace di sdrammatizzare anche nei momenti più difficili.
Anche in conferenza dei capigruppo, mai dal senatore Matteoli c’è stata una polemica di troppo e mai un cedimento rispetto alle posizioni politiche.
Un tratto caratteriale che ne ha sempre segnato l’azione; solo lui poteva, anche negli ultimi anni – certamente non semplici per la coalizione di centrodestra – presiedere la commissione interna per le alleanze.
Un incarico che ha sempre svolto con l’autorevolezza che gli era propria e con la conoscenza capillare di ogni comune e di ogni sede politica in tutto il Paese.
Concetto chiave
Così Matteoli stesso sintetizzava il suo ruolo di mediatore tra le varie anime del centrodestra: “Cerchiamo di scegliere i candidati giusti, senza farsi prendere da ansia da prestazione da parte di un partito o di un altro della coalizione”.
Un concetto chiave della sua esperienza politica, ribadito con forza anche nel settembre dello scorso anno, a Matera, dove riassunse così la necessità di impegnarsi per far prevalere le ragioni dell’unità: “Nelle ultime elezioni amministrative dove abbiamo individuato candidati unitari abbiamo vinto quasi dappertutto, anche in città dove non era nemmeno pensabile. Quindi non solo uniti si può: uniti si deve”.
È proprio per tutto questo che ritengo Altero Matteoli, al pari di Pinuccio Tatarella, un patrimonio per la destra italiana, per tutti coloro che antepongono la passione civile agli interessi di parte, per chi non crede nelle scorciatoie, per chi ha saputo vincere la scommessa di una destra diffusa, popolare, dialogante. Una destra di governo, capace di proiettarsi nel futuro e capace di tenere vivo il legame con le comunità locali e con la propria terra.