Isis, spunta un altro terrorista “pentito”: l’Italia deve revocargli la cittadinanza

11 Mar 2019 13:46 - di Viola Longo

Non solo Gran Bretagna o Olanda. Anche in Italia si pone, ormai con una certa urgenza, il problema dei terroristi islamici “pentiti” che vorrebbero tornare dopo aver combattuto per lo Stato islamico in Siria. Il nuovo caso ha il nome di Monsef El Mkhayar, 22enne di origini marocchine, arrestato dalle forze curde e attualmente detenuto nella prigione di Qamishli. Mkhayar, che nel nostro Paese è già stato condannato a 8 anni per terrorismo internazionale, ha raccontato all’agenzia Reuters il suo desiderio di «tornare in Italia dalla famiglia e dagli amici per farmi accettare e ricominciare a vivere una nuova vita». Né più né meno, dunque, dell’altro jihadista “pentito”, che come lui ha origini marocchine, Samir Bougana, che ha raccontato tutto il suo presunto travaglio interiore dopo aver scoperto che la vita nelle carceri siriane «è dura».

Quei pentimenti tardivi e molto sospetti

«Sono cresciuto in Italia, per i prigionieri siriani e arabi è normale stare lì dentro, il cibo non è il massimo, le stanze sono piccole, la luce non c’è. Spero di uscire da qui, anche se andrò in prigione in Italia è sicuramente meglio», ha fatto sapere meno di un mese fa Bougana, contando di far valere come diritto la cittadinanza italiana acquisita ai tempi in cui viveva qua, sebbene poi di fatto l’abbia rinnegata scegliendo di legarsi all’Isis. El Mkhayar ora dimostra di voler fare lo stesso, dichiarandosi cittadino italiano, sostenendo che quella del terrorismo fu una scelta frettolosa e spiegando di essere «stanco». «Voglio solo andarmene da questo film», ha detto alla Reuters. Come quello di Bougana, anche il pentimento di El Mkhayar suscita numerosi dubbi e appare come un tentativo di sottrarsi alle conseguenze di una scelta – quella di unirsi all’Isis – che con ogni evidenza non si può cancellare con un piagnisteo e una dichiarazione di ripensamento, per altro arrivata fuori tempo massimo: dopo gli arresti e quando ormai la causa del Califfato appare persa.

Il marocchino si dice cittadino italiano. Ma lo è davvero?

Vissuto per sei anni tra Lombardia e Piemonte negli ambienti dello spaccio e della crescente radicalizzazione, come ricostruito dal giornale online Ofcs.report, prima di essere condannato per terrorismo, El Mkhayar ha soggiornando nelle patrie galere per spaccio. A differenza di Bougana, però, non sarebbe neanche davvero cittadino italiano, come dice lui. È stavolta Il Giornale a introdurre questo elemento, in un articolo firmato dal sempre puntuale e informatissimi Fausto Biloslavo. «Marocchino nato a Casablanca» il terrorista «è arrivato da noi clandestinamente nel 2009 con i barconi. El Mkhayar si spaccia per connazionale, per evitare di venire ripreso dal Marocco, dove non lo tratterebbero con i guanti», scrive Biloslavo. E proprio Biloslavo, in merito alla vicenda Bougana, aveva già invitato a non fidarsi di quelli che ora si presentano come «agnellini», avvertendo che «non c’è interesse per l’Italia a riprendersi un terrorista. E lui è il primo, ma potrebbero essercene altri nell’ultima sacca del califfato».

L’Italia revochi la cittadinanza a chi ha combattuto per lo Stato islamico

A distanza di meno di un mese il caso El Mkhayar conferma che anche l’Italia, come già successo alla Gran Bretagna, si avvia a dover fronteggiare con sempre maggiore insistenza la questione dei terroristi islamici che si dicono “pentiti” e che sventolano una (vera o presunta) cittadinanza nel tentativo di trovare una fuga dalle loro scelte sanguinarie, compiute in odio a quel modello di società da cui ora chiedono di essere riaccolti. Londra, che ha revocato la cittadinanza alla sposa dell’Isis Shamima Begum, dimostra che è possibile compiere una scelta di rigore e sicurezza a tutela dei valori di questa parte di mondo e dei suoi cittadini: tutti gli osservatori avvertono sul rischio che, dopo il crollo del Califfato, molti foreign fighters abbiano in animo di tornare per portare altra guerra nel cuore dell’Europa. D’altra parte, anche prima del Dl sicurezza (che prevede la revoca della cittadinanza ai condannati per terrorismo), in Italia era previsto che la cittadinanza si perdesse «automaticamente» arruolandosi e/o combattendo con l’esercito di uno Stato estero. L’Italia abbia uno scatto d’orgoglio e insegni a Bougana e Mkhayar cos’è la dignità: li riconosca come i combattenti dello Stato islamico che sono stati. E se li tolga dai piedi una volta per tutte.

Commenti

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  • Claudia Ravasio 13 Febbraio 2020

    Non li vogliamo qui in Italia né presunti pentiti e neppure combattenti di ogni qualsiasi guerra contro l’Europa. Revocare loro la cittadinanza e li rispediscano diritti al loro paese nativo alle loro leggi, ai loro governi. Siamo stanchi di questa gente e anche dei nostri stupidi governanti che ci mettono nelle loro mani.