Sergio Ramelli, ucciso dall’odio rosso. Le parole di Meloni, Rampelli e Salvini

29 Apr 2019 14:42 - di Franco Bianchini

Il 13 marzo 1975 Sergio stava ritornando a casa, a Milano. Parcheggiato il suo motorino poco distante, si incamminò verso casa. All’altezza del civico 15 di via Paladini fu assalito da un gruppo di estremisti di sinistra armati di chiavi inglesi. Fu colpito ripetutamente al capo,perse i sensi e fu lasciato al suolo. Non ci fu niente da fare, giorni di dolore e sofferenza, il coma. La morte sopraggiunse 48 giorni dopo l’aggressione, il 29 aprile. Una ferita dolorosa. Che qualcuno cerca ancora di nascondere. A sinistra la storia di Sergio Ramelli non ha insegnato nulla. Secondo la logica dell’Anpi, dei centri sociali e di parte del Pd non si può e non si deve ricordare il giovane di destra massacrato da Avanguardia operaia. È come se il tempo si fosse fermato. O meglio, è come se quell’odio si fosse tramandato.

Meloni: «Il tuo amore per l’Italia non lo possono cancellare»

«Tutto l’odio riversato negli ultimi giorni per Sergio Ramelli oltre essere insensato è un vero e proprio oltraggio alla sua memoria». A scriverlo è Giorgia Meloni su Facebook. «Un attacco al ricordo di un ragazzo che fu aggredito vigliaccamente per mano di militanti di Avanguardia operaia e ammazzato solo per i suoi ideali. Caro Sergio, il tuo amore per l’Italia non lo possono cancellare e quelle idee continuano a vivere in ognuno di noi ieri come oggi. Sempre».

Rampelli: “Sergio Ramelli, uno di noi. Un eroe italiano”

«Gli anni ‘70», dice a sua volta Fabio Rampelli, «mettono i brividi, migliaia di ragazzi di destra venivano aggrediti sistematicamente e brutalmente a scuola, negli atenei universitari, nelle strade, sotto casa. Venivano discriminati, derisi, bullizzati ovunque, solo per motivi ideologici. Si trattava di una riedizione della guerra civile tollerata da uno Stato indegno che invece di mettere al bando quella persecuzione violenta applicando le sue leggi e pacificando gli animi, la fomentava ogni giorno con ogni strumento utile».  Sergio Ramelli – aggiunge – «aveva 19 anni e apparteneva al Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Msi. Fu costretto a cambiare scuola, i temi che scriveva contro le Brigate Rosse venivano dati dai professori ai suoi avversari politici, che li attaccavano in bacheca e organizzavano ‘processi proletari’ con tanto di condanne. Quello era il clima, terribile. Sergio fu pedinato, poi aggredito a colpi di chiave inglese, andò in coma, si riprese, ci tornò. Un calvario lungo 48 giorni. Poi mori. Lasciamo stare le condizioni in cui si svolse il processo, tra picchetti e intimidazioni, le condanne furono ridicole perché alla fin fine uccidere uno di destra valeva più o meno come uccidere un animale. Questa in breve la storia». Ma ciò che fa pensare «è che la sinistra non cambia pelle, impedisce i cortei commemorativi, taluni continuano a giustificare, talaltri stravolgono la realtà parlando di rissa nella quale Sergio avrebbe avuto la peggio. Danno l’impressione che l’odio sia parte integrante della loro natura, l’ingrediente principale con cui alimentano le proprie idee. Riproducono ogni giorno tutti quegli elementi che, in potenza, possono scatenare nuove stagioni di violenza.  Ecco perché quei ragazzi sono degli eroi moderni, hanno affrontato con coraggio la persecuzione della loro fede e hanno pagato con la vita».

Salvini: “La libertà delle idee è sacra”

Anche Matteo Salvini si è soffermato su Sergio Ramelli:  «Ricordo un ragazzo massacrato a sprangate per un’idea. La violenza non è mai la soluzione da qualunque parte arrivi per risolvere problemi o divergenze di idee». Penso – continua il vicepremier – «che nessuno si offenda se viene ricordato uno studente massacrato a sprangate perché aveva un’idea diversa rispetto a qualcun altro. Ringrazio questore e prefetto che fanno l’impossibile per garantire la libertà delle idee che è sacra»

La decisione del Comune di Verona

Il Comune di Verona, tramite l’assessore all’Istruzione Stefano Bertacco, ha accolto l’ordine del giorno del consigliere Andrea Bacciga di «acquistare e donare ad ogni scuola superiore del Comune di Verona, almeno una copia del libro a fumetti sulla storia di Sergio Ramelli, da conservare presso la biblioteca scolastica».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *