Al Tg1 esplode la guerra Renzi-Zingaretti. Ma il canone lo paghiamo tutti
Alle 20 popcorn, che si dovranno inventare due diversi Tg1 per la guerra che dilania renziani e fedelissimi del Pd di Zingaretti. La sensazione è che alla fine a rimetterci sarà il direttore Carboni, grillino sugli zebedei un po’ a tutti e in difficoltà per gli ascolti della testata.
Tra l’altro c’è più di un timore – anche se non lo scrive nessuno – per qualche inchiesta in pentola dalle parti del TAR e della Corte dei Conti. Di qui a qualche tempo potrebbe esserci più di qualcuno chiamato a risarcire quattrini per la carrettata di assunzioni e trasferimenti che ha riguardato la testata, con tanto di promozioni. Ci sono redattori imbestialiti che hanno travolto con una valanga di mail il comitato di redazione e poi si sono rivolti alla magistratura. In pratica c’è uno scontro fratricida che il direttore non è riuscito a domare.
L’intervista di Renzi al Tg1 inguaia direttore e vice
Le voci di dentro raccontano del tentativo di Costanza Crescimbeni, vicedirettore, di prendere il posto di Carboni. Ma la durata eccessiva di un’intervista a Renzi ha fatto arrabbiare persino una persona solitamente mite come Nicola Zingaretti, che in fondo del Pd è segretario ma si è visto surclassare in minuti dal capo degli scissionisti. E nel mirino è per ora finita proprio la Crescimbeni, costretta a ridimensionare le sue pretese. Non solo: Zingaretti si è arrabbiato molto con l’amministratore della Rai, Salini, per la decisione di far duellare Salvini e Renzi a Porta a Porta di Bruno Vespa. Non ci sta a fare la parte del soppiantato ed è esploso.
Insomma, siamo alle avvisaglie della guerra che sta per aprirsi tra i due contendenti. Del resto è normale che Zingaretti pretenda di essere lui lo sfidante di Salvini e non può certo accettare al suo posto il leader di un partitello di proporzioni minori e ancora sconosciute. Dall’altra parte Renzi, preso com’è dal suo ego smisurato, non vede l’ora di tornare definitivamente al centro del conflitto politico. E Salvini, ovviamente, ci gode.
L’impressione è che si sia alla vigilia di un clamoroso rimescolamento di carte, perché ormai la nuova maggioranza vorrebbe togliere di mezzo i vari “possedimenti” leghisti (o ex, stando alle voci), a partire da RaiUno, con la De Santis nel mirino. Al Pd non sta bene Carboni al Tg1 e via rotolando con le teste da far ruzzolare dalle varie direzioni di rete e testata.
E il governo ha persino prorogato l’Agcom
Certo è che per Foa – sempre più in bilico presidente della Rai – e Salini si aprono scenari inquietanti. La scissione dal Pd provocherà tensioni a non finire. E ogni passaggio di deputati e senatori in direzione di Italia Viva di Renzi provocherà angosce e patemi d’animo. Lottizzazione dalle reti fino all’ultimo dei bagni per consumare vendette che si pregustavano da tempo come nella “migliore” tradizione comunista. Ma hanno dimenticato che il canone Rai lo pagano tutti gli italiani.
Anche in vigilanza Rai potrebbero esserci sommovimenti che interesseranno la sinistra. E la mossa del governo di prorogare addirittura fino alla fine dell’anno la scadenza dell’Agenzia per le Comunicazioni – che controlla l’informazione – sembra fatta apposta per mettere la Rai al riparo delle sanzioni durante le grandi manovre. La solita vergogna.
no canone!!!!!
Abolite il canone da subito e poi normalizzatela o chiudetela, serve solo a fare procaganda ai social-catto-comunisti.