Mafia e politica: la deputata Occhionero indagata. Il Secolo non aveva torto nel pretendere chiarezza

6 Dic 2019 19:30 - di Redazione

Non avevamo torto a chiedere spiegazioni sul caso della deputata Giusy Occhionero (nella foto). La signora, eletta alla Camera con Leu e adesso iscritta al gruppo parlamentare di Italia Viva di Renzi, passa ora i suoi guai. La Dda di Palermo ha infatti iscritto nel registro degli indagati la parlamentare,  accusata di falso in concorso. Secondo l’accusa, la deputata, che lo scorso 5 novembre è stata interrogata dai pm di Palermo, avrebbe fatto passare Antonello Nicosia, poi finito in manette per mafia, per suo assistente. In questo modo Nicosia è riuscito ad andare in carcere e parlare con i detenuti anche se non ne aveva diritto.

“Mi fidavo ciecamente di Nicosia”

Durante l’interrogatorio davanti ai pm della Dda Occhionero aveva detto tra le lacrime: “Ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Mi sono fidata di lui”, giustificando così la collaborazione di Antonello Nicosia, quest’ultimo accusato di associazione mafiosa. “Mi era stato presentato dai Radicali, veniva dal mondo dell’associazionismo, si diceva difensore dei diritti dei detenuti”, aveva aggiunto. “L’ho conosciuto così e poi, anche in virtù del rapporto personale che si era creato, mi sono fidata ciecamente”, aveva detto ai pm Francesca Dessì, Gerry Ferrara e all’aggiunto Paolo Guido.

La Occhionero ha anche scaricato i controlli sulla Camera

Ai magistrati che le chiedevano come abbia potuto assumere come collaboratore un uomo che aveva avuto una condanna a 10 anni per traffico di droga, Occhionero aveva risposto: “Alla Camera non c’è alcun controllo, perché avrei dovuto fare controlli io?”. L’ex collaboratore, oltre a progettare estorsioni e omicidi col capomafia di Sciacca Accursio Dimino, approfittava del suo ruolo per entrare nelle carceri di massima sicurezza e incontrare boss mafiosi detenuti veicolando all’esterno informazioni sugli istituti di pena, interessandosi a vicende personali di capimafia come Filippo Guttadauro, cognato del boss Matteo Messina Denaro, e informandosi su eventuali intenzioni dei mafiosi di collaborare con la giustizia.

Chissà se ora il Parlamento continuerà a tacere. Finora si è sentita solo la voce di Fratelli d’Italia.

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