«Napoli è in ginocchio: Lettieri chiuderà l’era di Bassolino»
I giorni di Pasqua in mezzo alla monnezza, con i turisti a scattare le foto alla cataste di rifiuti abbandonati come se fossero un’installazione, sono stati «l’ultimo regalo dell’incubo in cui Antonio Bassolino e chi è venuto dopo hanno consegnato Napoli». Per questo motivo per Mario Landolfi, vicecoordinatore regionale del Pdl in Campania, dopo le elezioni amministrative va fatto un ragionamento definitivo: «Discariche per tre anni per consentire l’entrata in funzione degli impianti. Perché non è possibile vedere una città così importante in queste condizioni da più di dieci anni». Lo stesso Gianni Lettieri, candidato del Pdl, «sa che questo è il primo punto».
Landolfi, ha letto il sondaggio del “Riformista”? Potreste vedervela con Luigi De Magistris o alla fine Morcone ce la farà almeno ad arrivare al ballottaggio?
Non mi sorprende. C’era già da un po’ un tendenza che già che avevamo avvertito di un riequilibrio nel centrosinistra che finiva per penalizzare un personaggio come Morcone, che in realtà pochi conoscono e che paga anche le lacerazioni del Pd qui a Napoli. Se a questo si aggiunge il fatto che il Pd è diventato un partito clone di un movimento come quello di Di Pietro, tutto questo non può che premiare personaggi alla De Magistris.
E il caos delle primarie non crede che abbia influito?
Certo, anche le primarie hanno causato questa situazione. In quella circostanza è avvenuta una grande iposcrisia: certo, ci sono state delle irregolarità, però diciamo che allo stesso tempo non sono stati capaci di trovare delle soluzioni. Si sono impantanati e alla fine è arrivato un candidato grigio come Morcone.
Il fatto che l’ombra di Bassolino sia così presente nelle elezioni di Napoli, che cosa significa?
Significa che l’assassino torna sempre nel luogo del delitto. C’è da dire che nella prima fase della sua esperienza Bassolino ha interpretato un’esigenza reale di cambiamento, quasi un sogno. Tanto che nel ’97 una grossa fetta dell’elettorato di destra lo appoggiò con convinzione. Dopo di che questo si è tramutato in incubo: e qui il bassolinismo si è caratterizzato per essere stato l’artefice di una formidabile rete clientelare che si è vista all’opera con la vicenda dei rifiuti, con il sistema della consulenze e delle società controllate.
Come giudica il sostegno di un gruppo di ex bassoliniani a Lettieri, lei che ha combattuto quel sistema di potere?
Be’, spero che questi personaggi facciano parte del sogno. Se sono quelli delle scatole cinesi è meglio che si facciano subito da parte.
Se il Pd è nei guai anche nel Pdl le acque sono agitate. Che ne pensa, ad esempio, delle critiche di Claudio Velardi che ha definito il Pdl “un partito di capibastone”?
Velardi è un personaggio molto intelligente e non credo che stia giocando a tressette per perdere. Lui il sostegno lo deve creare attorno a Lettieri, ma per fare questo non può credere di andare contro il Pdl. Insomma, deve calmarsi un poco e rispettare il Pdl che, ricordiamolo, è il partito più importante della regione. Un partito che sostiene compatto Lettieri pur potendo contare su molti candidati a sindaco. Velardi continui a fare lo spin doctor ma faccia questo, che è il lavoro dove è molto bravo, non altro.
Sono arrivate anche le critiche dell’ex presidente di Confindustria, Antonio D’Amato: Lettieri rischia di non avere il sostegno dei settori produttivi napoletani?
Con tutta onestà non credo. Mi sembra sia nelle cose che la candidatura di Lettieri abbia creato qualche dissapore, anche autorevole, all’interno del settore imprenditoriale. Mi dispiace però che ciò provenga da D’Amato – persona che stimo per tutto quello che ha fatto in Confindustria – perché quando gli è stato chiesto stato di scendere in campo non l’ha fatto. Avrebbe avuto molto più titolo a criticare se fosse sceso in campo direttamente.
Tra i rimproveri c’è stato quello di una candidatura calata dall’alto…
Lettieri è stato candidato senza imposizione. Ci sono state delle riunioni e se ne parlava anche per le Regionali. Certo, a Berlusconi piace, ma nessuna imposizione.
Lei come giudica invece la figura di un manager come quella di Lettieri per Napoli?
Quando uno si candida non è più manager o altro ma diventa una persona che si immerge nella politica, nell’asprezza di questa battaglia. Lettieri è un uomo che ha deciso di fare politica su una frontiera difficile come Napoli. E qui porterà il suo bagaglio ma questo è un altro gioco. A questo punto le faccio una confidenza…
Prego.
Io avrei candidato a sindaco di Napoli Roberto Maroni…
…come scusi?
Sì, per tutta una seria di ragioni. Perché, al di là della forza simbolica di un leghista sindaco di Napoli, la vocazione politica di Maroni avrebbe fatto diventare nazionale la questione meridionale rappresentata da Napoli. Lui che è stato anche ministro del Lavoro, che ha portato il modello Caserta sul contrasto alla criminalità sarebbe stato un personaggio suggestivo dalle nostre parti…
E com’è finità?
Ne abbiamo parlato e lui era d’accordo. Ma, ovviamente, solo come provocazione positiva.
A proposito, verrà anche il ministro Mara Carfagna a dare una mano?
Penso proprio di sì, tutti i ministri sono impegnati in questa campagna elettorale. Per cui non credo proprio che un personaggio che ha registrato un consenso così ampio in Campania non venga a sostenere il candidato del Pdl.
Veniamo alla candidatura del Terzo Polo. Dopo l’uscita di Rivellini da Fli vi preoccupa di meno?
Quello per il terzo polo è un voto che alla fine diventa sprecato. Perché quando si sente dire dai suoi stessi rappresentanti che al ballottaggio si andrà con questo e contro quello (e viceversa) – e non si discute del proprio candidato – non capisco alla fine perché un elettore dovrebbe votare questa coalizione.