«Non lo credevano vivo, figuriamoci morto…»

4 Mag 2011 19:55 - di

Nella comunicazione ai tempi di Twitter «due giorni senza “quelle” foto sono un’infinità». Per Christian Rocca, editorialista del Sole 24 Ore già corrispondente del Foglio negli Usa, le polemiche e le “fantasie” sui retroscena che riguardano la fine di Osama Bin Laden sono fisiologiche. Ma lui rassicura: «Le risposte americane arriveranno, anche perché con un solo dettaglio fuori posto Obama si gioca la poltrona».

Intanto però non viene documentata ancora l’uccisione di Bin Laden. Perché?

Se avessero fatto vedere da subito le immagini, i video nella loro drammaticità, che a quanto sembra assomigliano a un set di un film di Tarantino, saremmo qui a sentire gli stessi che adesso si indignano inveire: “vergogna”, “fanno vedere il sangue” o “è il solito machismo americano”…

Capisco, ma non si rischia così di alimentare dietrologie e complottismi?

Qualsiasi cosa avessero fatto, la dietrologia ci sarebbe stata comunque. Prendiamo l’Iraq, quando nemmeno c’entravano gli americani: ossia dopo il processo, quando Saddam è stato giustiziato. Bene, gli iracheni hanno fatto vedere le immagini e ci ricordiamo che cosa è successo? Tutti a urlare la barbarie e d’altra parte anche in qual caso nacquero le teorie secondo cui Saddam era ancora vivo. Insomma, contro la teoria del complotto non c’è nessun altro rimedio che ignorarla, non si può ribattere in modo razionale all’irrazionalità. Poi è giusto chiedersi perché non fanno vedere ancora le immagini. Secondo me non è una bella cosa da vedere, ma non in quanto lede la nostra dignità ma perché può diventare un’immagine iconografica.

D’accordo, ma il problema comunque rimane.

Posto che le prove dalle stesse persone che hanno partecipato all’azione usciranno ciò non cambierà niente. I corpi degli americani uccisi dagli aerei che si sono abbattuti sul Pentagono l’11 settembre li abbiamo visti, ci sono stati i funerali, se passavi accanto al Pentagono si sentiva per un mese il tanfo ma nulla: tutti hanno visto quei corpi ma c’è chi sostiene ancora la teoria del complotto. E questi sono gli stessi che dicevano che Osama non esisteva: prima non era vivo, adesso non è morto…

Perché quando ci sono di mezzo gli Stati Uniti finisce sempre così?

A causa di un misto tra frustrazione e invidia. C’è l’aspetto ideologico di una certa sinistra che si è diffuso assieme alla strana idea che gli americani siano dei “superman”, dei moloch capaci di tutto, di mobilitare forze oscure, cambiare corsi storici, per cui possono anche manipolare così fortemente sulla morte o meno di Bin Laden. In realtà è tutta una roba che non sta né in cielo né in terra, lo si è visto in Iraq con le armi di distruzione di massa. La Cia lì ha preso un abbaglio.

Come mai nemmeno Obama riesce a convincere della bontà dell’operazione?

Dico solo che se questa stessa operazione fosse stata condotta da Bush ci sarebbe stato il quintuplo della polemica. Non c’è niente di paragonabile adesso. Perché Obama gode di un credito ancora immenso nella stampa “rispettabile” che non lo reputa un guerrafondaio come Bush. Eppure bombarda la Libia, ha triplicato le truppe in Afghanistan, non ha smantellato le carceri segrete. Questa però è la prova di una grandezza politica di Obama che riesce a fare le cose di Bush senza prendersi le critiche. Dall’altra parte c’è il ruolo della stampa che all’inizio si è innamorata di lui, poi ha fatto finta di non vedere, e alla fine gli perdona anche quest’episodio. Ma qualcosa comunque inizia a scricchiolare.

Non sarebbe stata una grande prova di trasparenza per gli States prendere Osama vivo?

Bush catturò il numero tre di Al Qaeda, l’architetto dell’11 settembre. Questo fu messo a Guantanamo dove gli fu praticato il waterboarding: ciò ha determinato però confessioni che tra l’altro sono state utili per arrivare a Bin Laden. Ebbene da lì Bush ha perso la reputazione e forse la presidenza proprio perché ha messo in galera un terrorista. Ma se Bush avesse fatto come Obama – anziché catturare i terroristi, ucciderli – avrebbe avuto lo stesso critiche. Insomma, qui in gioco non c’è la trasparenza – perché quello del cover up dai tempi di Nixon è il peggior misfatto che lì si può compiere – ma ci sono state scelte strategiche. Giuste o no sarà la storia a stabilirlo.

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