«Angelino? Non è mica Nembo Kid… ma è perfetto…
«Sia chiaro, Alfano non è Nembo Kid, non è che abbiamo risolto improvvisamente tutti i problemi. Ma lui è la persona giusta al posto giusto e il riassetto dei vertici era il primo punto della nostra agenda, dopo la sconfitta elettorale. La sua nomina ci ridarà slancio». Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, ha appena consegnato alle agenzie una nota nella quale invita tutti a sostenere «con passione ed entusiasmo l’azione di Alfano», ma non si nasconde dietro un dito. «È solo l’inizio di un percorso che deve vedere il massimo coinvolgimenti degli iscritti».
Il suo invito all’unità sembra quasi suonare come un monito a chi nel Pdl ha posto distinguo e puntualizzazioni.
Se non avessimo iniziato dall’indicazione di una persona nuova, immaginiamo come sarebbe proseguito il dibattito. Tutti a dire, non fanno nulla, i giornali scatenati su mappe di alleanze interne e correnti, a parlare di veti incrociati. Credo che Alfano possa essere di stimolo per tutti.
C’è chi ha letto questa nomina come un ridimensionato dei coordinatori.
Posso dirle invece che quella di Alfano è stata una soluzione condivisa da tutti, in primis da La Russa, ma anche da me, dagli altri vertici, da Verdini a Quagliariello, tutti convinti che il nome di un giovane in gamba potesse dare il senso del futuro a un partito che secondo qualcuno andava verso il “rompete le righe”. Abbiamo dimostrato che il Pdl è un partito in cui si parla ma che poi produce soluzioni nuove, che sa reagire a una sconfitta, è la dimostrazione che più che stare sotto i riflettori è necessario decidere.
Lei chi vedrebbe al posto di Alfano?
Non faccio proposto, dico solo che, come nel caso di Alfano alla segreteria politica, è necessario fare presto e bene.
Almeno proviamo a fare un identikit, magari quello di un ex magistrato, visto che si parla di Nordio.
Il mio identikit è uno solo: deve essere bravo.
La Russa ha detto che con la nomina di Alfano non finisce l’era Berlusconi. Cos’era, un messaggio in codice agli aspiranti successori?
Credo che il punto sia quello di non mostrare ingenerosità nei confronti di Berlusconi. La nuova segreteria politica è una risposta a chi parlava di diaspore e apre una fase nuova: ma oggi c’è Berlusconi e sarà lui a pilotare il Pdl verso i congressi, verso le primarie, ma soprattutto verso quella agenda che adesso ha come priorità il rilancio dell’economia, operando sulla leva fiscale, e una particolare attenzione all’area cattolica del Paese, verso cui indirizzare le nostre proposte politiche.
Il “cattolico” Alfano può essere un ponte verso Casini?
Questo lo vedremo, anche sulla base dei programmi. Già oggi, quando parlo con i colleghi dell’Udc, avverto che hanno a cuore il tema di una piattaforma comune, su famiglia, Ppe, valori cattolici. È chiaro che anche alle ultime elezioni l’area moderata che va da sola non ha sfondato, visto che ha vinto la sinistra-sinistra, quella col trattino. Non so in quanto saranno d’accordo, nell’area di Casini, a non partecipare a un fronte moderato che in futuro possa battere l’attuale opposizione radicale.
C’è un piccolo, si fa per dire, problema: la pregiudiziale anti-berlusconiana del terzo polo.
Su questo non siamo disposti a subire diktat, ma ciò non ci impedisce di lavorare politicamente in prospettiva per provare a ricomporre l’area moderata e riformista nel centrodestra.
A proposito di riforme: su questa strada Tremonti rappresenta un ostacolo o una risorsa?
Un protagonista essenziale.
La Lega tace, o quasi. Preoccupato?
Loro sono un po’ nervosi, dopo il voto, è comprensibile. Ma spero che capiscano che quando ci siamo separati ci siamo dovuti sorbire i governi Amato, Prodi e D’Alema…
Il dibattito sulle primarie imperversa nel Pdl: anche Berlusconi s’è detto d’accordo nel farle per scegliere i quadri del partito. Lei per quale soluzione propende?
Per quanto riguarda i ruoli dirigenziali nel partito, ritengo che sia giusto che a decidere siano gli iscritti e i quadri locali e nazionali, con i congressi. Per il futuro, si può pensare a primarie aperte per le elezioni amministrative, coinvolgendo la base del nostro elettorato.
E per la leadership?
Bè, lì la questione è un po’ diversa, perché c’è il problema della coalizione. Anche l’ipotesi di inserire questo strumento in una nuova legge elettorale va valutato bene, perché rischia di ingessarci: è evidente che nella nostra area deve esserci condivisione su un futuro candidato a Palazzo Chigi. Le primarie danno entusiasmo all’elettorato, ma bisogna muoversi con saggezza per arrivare a un nome condiviso anche al di fuori del Pdl. Siamo il partito principale nel centrodestra, ma non abbiamo il monopolio sulle scelte che coinvolgono il futuro governo del Paese.
Lei cambierebbe il nome al Pdl?
Non mi pare la priorità, la politica è più importante dei nomi dei partiti.
Ma lei come lo chiamerebbe?
Ppe Italia, ma io resto affezionato a queste due parole: popolo e libertà.