5 centesimi e quattro gatti: ecco il popolo viola
31 persone parteciperanno, 37 forse parteciperanno, 1412 in attesa di risposta, 71 non parteciperanno. Se il loro segreto era Facebook e la mobilitazione via web, stavolta quelli del Popolo viola sembrano aver perso la partita proprio sul proprio terreno. È con una certa indifferenza, infatti, che la rete ha accolto l’iniziativa “5 cent – Quanto costa la democrazia?”. Si trattava, nello specifico, di una trovata del Popolo viola che, con squisita umanità, aveva proposto di portare in piazza, di fronte a Montecitorio, tante monetine da 5 centesimi.
Hotel Raphael Reloaded
«Stiamo raccogliendo questi spicci», aveva spiegato Gianfranco Mascia, leader del movimento, chiarendo che «se i deputati decideranno per l’arresto li terremo per comprare delle arance, mentre se diranno no alle manette li useremo per acquistare testi della Costituzione da regalare ai nostri parlamentari, visto che sembrano averla dimenticata». Monetine, politici, inchieste giudiziarie: vi ricorda nulla? Immaginiamo di sì, e infatti il riferimento è evidentissimo: «Un altro tiro al bersaglio come quello a Craxi in futuro non è da escludere a priori», aveva detto Mascia. Nelle cui parole non era mancata un’intonazione alla Don Vito Corleone: «Il malcontento – aveva spiegato – è grande in tutto il Paese, ed è soprattutto generalizzato: i parlamentari devono pensare bene a quello che fanno perché il voto sul caso Milanese potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso e far scoppiare la rivolta contro la casta». Scusi che fa, minaccia?
Il viola c’era. Ma il popolo?
Dagli avvertimenti paragolpisti alla realtà dei fatti, tuttavia, il passo è lungo. E così dalla grande mobilitazione popolare che doveva assaltare il Parlamento (se sei viola lo puoi dire, con altre tonalità cromatiche potrebbe essere un problema…) si è passati a una modesta piazzata composta, secondo i cronisti presenti, da «diverse decine di persone». Insomma, il viola c’era, mancava il popolo. I manifestanti, comunque, hanno ascoltato le notizie dall’aula tramite una radio e quando si è diffusa la notizia con il risultato dello scrutino segreto è partita la grandinata di monetine, ormai poco più che simbolica.
Costituzione: e se la leggessero?
Niente arance per Milanese, quindi. Ora, secondo i piani, tutte quelle monetine andranno impiegate per comprare copie della Costituzione da regalare ai parlamentari. L’importante, aggiungiamo noi, è che ne resti qualche copia anche per loro. L’insistenza sulla presunta violazione della Carta, infatti, induce a pensare che gli stessi manifestanti ne ignorino più di un passaggio. Come questo, ad esempio: «Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna». Insomma, di critiche politiche e morali a Milanese se ne possono rivolgere parecchie. Ma che c’entra la Costituzione? È il solito vecchio vizio di leggere la Carta secondo lo “spirito” e non secondo la “lettera”? Deriva pericolosa, perché se la lettera è sempre chiara (e nel caso specifico dice quel che abbiamo appena citato), lo spirito può essere interpretato a piacimento, con non pochi rischi di strumentalità.
«Inutile e pericoloso»
Sul suo profilo Facebook, comunque, Mascia – una vita dedicata all’antiberlusconismo, dai comitati “Boicotta il biscione” del 1993, fino al Popolo viola passando per i girotondi – sembra sorpreso dalle critiche e, retoricamente, si domanda: «Ma è così da irresponsabili andare oggi alle 12 davanti a Montecitorio con le monetine? O è più irresponsabile come hanno ridotto il Parlamento i deputati lacchè di Berlusconi? O è più irresponsabile chi ha lanciato l’Italia verso il default? O è più irresponsabile chi sta facendo pagare i debiti del Paese ai cittadini più poveri. O è più irresponsabile chi continua a mantenere la Casta e i suoi privilegi? Aspetto conforto e risposte nei commenti». Il dibattito, a dir la verità, non sembra febbrile. Molti gli danno ragione, qualcuno addirittura si offre di tirare le monetine “virtualmente” (miracoli dell’antipolitica postmoderna…). Un paio sembrano tuttavia avere dei dubbi: «Pubblicizzare questa cosa delle monetine è il miglior modo per passare dalla ragione alla parte del torto, e per finire sui giornali». Un altro risponde alla domanda: «Sì Gianfranco, lo è». Poi ci torna su e aggiunge: «È peggio che da irresponsabili, è inutile e pericoloso».
E persino "Repubblica"…
E persino il giornalista di Repubblica Marco Bracconi, in un articolo che pure trasuda antiberlusconismo apocalittico, pubblicato nel suo blog interno al sito del quotidiano, ha definito sin troppo «scoperto» il riferimento «al lancio di 100 lire contro Bettino Craxi davanti all’Hoptel Raphael ai tempi che fu. Episodio che non fu esattamente una pietra miliare della storia repubblicana». Finendo poi per ammettere che «sarebbe meglio che nessuna monetina partisse all’indirizzo di deputati o malcapitati portaborse». E se lo dicono loro…