Arriva la gay-list, ma è la solita bufala
Meno male, credevo mi stessero dando dell’interista: grazie a questa battuta è Massimo Corsaro a conquistare la palma del più spiritoso fra coloro che sono stati arbitrariamente inseriti nella scombiccherata e un pochino infame (infame, non infamante) lista dei politici “omofobi” ma pretesamente “omosessuali”. Un’iniezione di intelligenza e ironia che fornisce la risposta migliore all’insensata iniziativa di un gruppo di hacker che ha proposto ieri una lista di dieci nomi di presunti parlamentari “gay omofobi”. Tutti di centrodestra, ovviamente, al massimo dell’Udc. L’iniziativa, secondo gli autori della lista, dovrebbe «riportare un po’ di giustizia in un Paese dove ci sono persone che non hanno alcun tipo di difesa rispetto agli insulti e agli attacchi quotidiani da parte di una classe politica ipocrita e cattiva». E minacciano: seguiranno altri nomi: di ecclesiastici, personaggi dell’informazione e ulteriori politici.
Professione disinformazione
Non serviva una particolare arguzia, in realtà, per replicare alla bufala. Dieci nomi e una qualifica (“gay omofobi”): nient’altro, neanche un preambolo, una spiegazione, una prova, una postilla, un commento. Solo dieci nomi. Buttati lì che sembran veri. Al che il minimo che si possa rispondere è: 1) Un documento del genere non ha uno straccio di credibilità, è una patacca palese; 2) Se anche fossero indiscrezioni confermate, l’outing forzato con tanto di elenchi pubblici resterebbe una pratica profondamente immorale e sgradevole; 3) In ogni caso chi se ne frega. L’impressione, del resto, è che siano stati pescati dei nomi più o meno a caso, magari puntando proprio sull’effetto straniante, sulla contrapposizione spaesante tra profili pubblici particolarmente irrigiditi e presunte abitudini private sguaiate. Insomma, una cosa del tipo: ma te l’immagini quel tipo lì con le piume di struzzo e il rossetto? Perchè parliamoci chiaro: nonostante le sbandierate intenzioni liberal, il retropensiero che guida l’iniziativa è più che becero. È la nobilitazione del pettegolezzo, l’elevazione morale dello sghignazzamento. Non è denuncia sociale, non è lotta per i diritti, è il «benvenuti a ‘sti frocioni» che accoglieva al ristorante il commissario Auricchio, alias Lino Banfi, in Fracchia la belva umana.
Le reazioni dei citati…
Non tutti i politici citati, comunque, hanno voluto commentare. Fra quelli che lo hanno fatto il più brillante, lo abbiamo detto, è stato Massimo Corsaro. Il vicepresidente vicario del Pdl alla Camera ha infatti commentato: «Mi era giunta notizia che il mio nome sarebbe stato strumentalmente inserito in un elenco infamante.Per un attimo ho temuto che mi inserissero in quello degli interisti occulti. Tutto sommato meglio così…». Sceglie la via dell’ironia anche Mario Baccini: «Credo che questo signore sia un co… che vuole farsi un pò di pubblicità e purtroppo c’è riuscito. Io l’ho presa a ridere, che devo fare? Istituirò un comitato per la tutela del mascolinità, una raccolta firme affinchè l’Unesco mi riconosca come maschio patrimonio dell’umanità…». Anche Maurizio Gasparri la prende con una risata: «Ho letto divertito di essere stato incluso da un sito internet in una lista di gay insospettabili e ho osservato il dibattito che ne è scaturito. Forse per trarre vantaggio dal politically correct sarebbe stato giusto accreditare la notizia che è palesemente falsa. Ma le risate di amiche e amici mi hanno convinto che provarci sarebbe inutile perchè proprio non mi ci vedono in quel ruolo e allora, pur con rispetto verso tutti, devo ammettere di essere un banale e convinto eterossessuale».
…e quelle dei gay
Se i politici citati voltano pagina con una battuta e scrollandosi le spalle, la comunità omosessuale discute febbrilmente, nella maggior parte dei casi considerando controproducente e avventata l’iniziativa degli hacker. «Questa iniziativa è irricevibile da tutti i punti di vista, è un vero e proprio atto violento, nonchè perfettamente inutile. Colpisce la modalità della delazione: anonimi contributi, una lista di nomi, niente altro. Un pettegolezzo aberrante ed inaccettabile: lo stesso modo in cui le persone gay, lesbiche e transessuali sono state spiate, controllate, accusate, esposte al pubblico ludibrio e allo stigma sociale per secoli», attacca ad esempio Rossana Praitano, presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Un’iniziativa «becera, vile, barbara e senza alcuna prova», dice Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it. «Hanno lanciato il sasso e nascosto la mano. La pubblicazione della lista dei politici gay è sul piano etico fortemente sbagliata e potrebbe diventare anche un autogol nella lotta per i diritti civili: nella lista infatti sono presenti politici per niente omofobi e alcuni di loro si sono anzi più volte espressi a favore delle lotte per i diritti delle persone omosessuali», aggiunge Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay e presidente di Gaynet. «Una pagina da operetta: la strombazzatissima lista di politici gay omofobi è stata pubblicata non presenta nessuna prova, nessun dossier, nessuna fonte verificata o verificabile», commenta dal canto suo Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay. Sulla stessa linea Imma Battaglia, fondatrice di Gay Project, che si spinge oltre prefigurando un regolamento di conti interno alla comunità lgbt: «In una situazione come quella che stiamo passando in Italia la pubblicazione della lista dei politici gay non fa bene al movimento. La mancanza di prove è controproducente e Aurelio Mancuso avrebbe dovuto, essendo venuto a conoscenza di questo fare tutto il possibile per fermare la diffusione online, cosa che non ha fatto». Chiamato in causa, Mancuso replica: «Non posso fermare qualcosa che è partito e si è evoluto autonomamente, forse Imma non sa bene di quello che parla sul piano ideale e fattivo».
«Bufala cinica e violenta»
La pubblicazione della lista ha suscitato anche l’ira del ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, che ha commentato duramente: «Una bufala, cinica e violenta: diffamazione gratuita che non aiuta certo la causa della lotta contro l’omofobia, anzi, fomenta l’intolleranza e, quindi, la violenza. Il ricorso all’idea di “lista”, poi, riporta alla nostra memoria orrori del passato che non si ripeteranno. Tutti coloro che si battono per il rispetto degli omosessuali e dei loro diritti – spiega il ministro – oggi condannano questa iniziativa ritenendola discriminatoria, sbagliata e controproducente: utilizzare il presunto orientamento sessuale come strumento politico è una bassezza. Il diritto e la libertà di essere se stessi è un principio fondamentale della Repubblica e tutti dovrebbero rispettarlo».