Chi spaccia atti giudiziari ai giornali?
Le “buste” gialle venivano usate una volta per le delazioni anonime. Curioso che la Repubblica abbia scelto dei più moderni post-it del medesimo colore per difendere la stessa pratica attualizzata e meglio retribuita. Le buste gialle le utilizzavano spie prezzolate. Ma anche gli invidiosi che volevano rovinare il vicino di casa, il concorrente in affari o in amore. Al tempo del Papa Re e durante il Fascismo – ma anche negli anni più repressivi del “regime democratico” – si usavano per denunciare gli oppositori, sia veri che presunti. La diffamazione è un’arma politica più antica della daga. E sicuramente più vile. I ricchi che comprano o fondano giornali, non lo fanno certo per una vocazione filantropica alla corretta informazione, bensì per far parlare bene di sé e dei propri amici e distruggere i nemici. Prima i delatori prezzolati erano piccoli delinquenti che vendevano informazioni alle polizie politiche, oggi sono persone che hanno accesso a conversazioni private spiate con vari pretesti ed acquisite come atti giudiziari impubblicabili. I moderni bustari fanno spaccio di ritagli di trascrizioni appetitose. Per soldi? Per fini politici? Per sentirsi potenti? Sicuramente non per interessi legittimi. Non c’è giustificazione alcuna per questo infame commercio. Chi lo difende ne è complice o ne approfitta. Uno Stato civile non può consentirlo. E infatti siamo gli unici al mondo.