L’opposizione dà i numeri, la Borsa pure
Risalgono le borse e l’appetibilità dei titoli italiani. Quando scendevano era colpa del Governo – ergo – ora che risalgono dovrebbe essere merito del Governo. Ovviamente no, anzi. Non è merito della manovra (che lo ricordiamo a tutti era “inadeguata e iniqua”), né di un ritorno di credibilità internazionale dell’esecutivo. Quindi? Magia dei numeri. Perché nessuno cada nella tentazione di pensare positivo, arrivano interventi che leggono i numeri al contrario, invitano alla prudenza, danno letture esoteriche sulla “risalita”. La banale verità è che cali e risalite delle borse hanno logiche che sono fuori dal controllo dei governi, ahinoi. Certo, leggere che esponenti politici dichiarino ancora che questo esecutivo “è già stato sfiduciato dai mercati internazionali” fa tremare le vene ai polsi. Qualcuno davvero ritiene che siano i fantomatici e anonimi mercati a dover decidere se un governo è o no affidabile e debba o no continuare a fare il suo lavoro? Non già i popoli, non le nazioni, né – genericamente – gli elettori. Decidono “i mercati”. Verrebbe il sospetto che in realtà la perdita di credibilità dei Parlamenti non sia un problema di leggi elettorali. Se i cittadini, con le primarie, le preferenze e chissà quale altro strumento scegliessero di nuovo un governo che va contro gli interessi delle centrali speculative, i mercati ci lascerebbero governare? Il problema più che di rappresentanza è di sovranità. Tra un popolo e il mercato, chi è il sovrano?