Cassandra de Rosa sceglie di ripartire da Londra
“Alla fine l’amore che prendi è uguale all’amore che hai dato”. Nella canzone The End, a John Lennon e Paul McCartney bastano poche parole per riassumere tutta la loro filosofia. Sono passati decenni da quando i Beatles si sciolsero, ma i testi delle loro canzoni vengono tutt’oggi imparati a memoria da giovani pronti a farsi travolgere dall’amore che i ragazzi di Liverpool hanno dispensato negli anni ’60. Per elargire emozioni e sentimenti attraverso la musica, Cassandra de Rosa, venticinquenne cantante italo-americana, ha deciso di andare in Inghilterra a incidere il suo cd, ritrovandosi, guarda caso, proprio nello studio nel quale i “fab four” erano di casa: l’Abbey Road Studio. Forse il caso ha voluto far capire a Cassandra che la strada intrapresa è quella giusta, forse i quattro giovanotti di Liverpool volevano dedicare The End a chi, come loro, mette tanto amore nell’arte, incoraggiandolo ad andare avanti nei momenti di difficoltà: sicuramente Cassandra, visto l’impegno e la passione profusi per il suo cd, diventerà a sua insaputa il soggetto di una delle più famose frasi di John Lennon: in the end the love you take is equal to the love you make.
Cassandra, ci spiega il motivo che l’ha spinta ad andare a produrre il suo cd in Inghilterra?
Abbiamo registrato i brani, fatto un lavoro di introspezione e lavorato sui pezzi, ma non eravamo soddisfatti. Non ci sentivamo appagati. Volendo dare un tocco internazionale al disco, e avendo la possibilità di andare negli studi di Londra, un vero e proprio tempio della musica, abbiamo deciso di sfruttare l’occasione. Benché sia contentissima di essere stata all’Abbey Road Studio, tengo a sottolineare che anche altri artisti italiani hanno lavorato a Londra negli stessi studi. Non ho voluto fare la star. Volevamo dare un tocco speciale al cd, tutto qua.
Lei è di madrelingua inglese, come mai nel suo album “Semplicemente… sole”, ci sono solo canzoni italiane?
Siamo in Italia, ho preferito restare con i piedi per terra, e fare l’italiana quale sono: è già molto difficile promuovere un disco con canzoni esclusivamente italiane, se avessi inserito anche canzoni inglesi avrei avuto maggiori complicazioni. Forse un giorno, quando avrò più esperienza e sarò più matura, farò anche un cd in inglese. Inoltre se dovessi fare qualcosa nella mia lingua madre farei canzoni di tipo R&B, visto che il mio cd è di tipo pop rock, non era il caso di fare un miscuglio.
Un progetto rinviato di qualche anno, dunque?
Non farei qualcosa di azzardato nel cantare in inglese, ma preferisco fare un passo alla volta e convincere la gente che sono cresciuta, e che voglio davvero fare la cantante. Nell’album, sono particolarmente legata alle tre canzoni scritte a quattro mani con Saverio Grandi, che in passato ha composto molti brani per grandi cantanti come Gianni Morandi, Vasco e Laura Pausini, ma ogni canzone tratta di me e volevo fosse facilmente comprensibile da tutti.
Per pubblicizzare il suo cd lei sta girando molte radio passando da quelle più famose e ascoltate, ad altre meno note: la sua disponibilità non rischia di diventare perniciosa per lei, accettando, quasi a scatola chiusa, gli inviti di persone poco preparate e capaci di fare promozioni?
Il pericolo di incappare in una serata storta c’è, ma il mio ufficio stampa è molto attento a non mandarmi nei posti sbagliati. Inoltre sono una persona socievole, che riesce a farsi apprezzare da chi ha davanti. Quando sono in radio, come in tv, riesco a restare spontanea, e questo mi facilità: difficilmente lo speaker o il conduttore del programma mi prende in antipatia. Dispiace che in Italia siti e radio di musica sponsorizzino solo canzoni con determinate etichette discografiche. Il cd è uscito da poche settimane e siamo già al 72° posto della classifica Fimi, ma qualcuno ci snobba, io però non demordo.
Sta avendo un successone anche perché ovunque va canta non solo live, ma perfino a cappella: è una sua prerogativa quella di non esibirsi in playback?
Io ho sempre cantato live. Credo di essere più portata a cantare dal vivo: il pubblico mi dà molta forza per cominciare l’esibizione, e per me più gente c’è, e meglio è. Inoltre, se uno ha la passione per la musica, ma nelle esibizioni canta in playback, vuol dire che non “vivi per lei”. In televisione alcuni studi non sono adatti per consentire al cantante di esprimersi dal vivo, là il playback è d’obbligo, ma a parte questi rari casi preferisco cantare live. A me piace improvvisare, tenere, quando capita, una nota più lunga, e questo lo si può fare solo se si canta dal vivo. Nello studio di registrazione invece mi sento soffocare.