Greggio ad Acqui storia: «Ridere è una cosa seria»
Essere preso sul serio è il secondo problema dei comici. Il primo è avere successo. Il pubblico stenta a capire tuttora che far ridere è più difficile che far piangere. Forse per questo, Totò e Alberto Sordi, Buster Keaton e Jacques Tati, Peter Sellers e Jerry Lewis non parevano divertirsi quando divertivano. Ai loro sguardi mancava quel sorriso, impossibile da simulare, che la volontà non può imporre agli occhi, tipico di Raimondo Vianello e Walter Chiari, Fernandel e Jean Dujardin, Rowan Atkinson e Ben Stiller. E di Ezio Greggio. Impressiona la lista dei programmi tv, dei film da attore e da regista, oltre che delle sue serate, nel giro di oltre trent’anni.
Signor Greggio, a fine agosto la Mostra di Venezia ha accolto il suo “Box Office-3D” e a fine ottobre il Premio Acqui Storia l’ha proclamata “Testimone del tempo”. Se l’aspettava…
… Me l’aspettavo dal giorno che me l’hanno comunicato, (ride – ndr), prima no. Di solito, prima, non sto a pensare se vincerò o no dei premi. Certo, essere invitato a pre-aprire la Mostra è più che un premio. E l’accoglienza calorosa decretatami dal pubblico è stata indimenticabile.
Il premio “Testimone del tempo” è un riconoscimento alla sua persona e alla sua carriera…
… Che mi onora e mi fa pensare che ciascuno di noi sia un testimone. Alcuni di noi, magari, in maniera più evidente.
I maggiori editori sono i maggiori politici: le loro testate parlano per il proprio padrone, contro il padrone altrui. “Striscia la notizia” ha trovato la terza via. Qualcosa di analogo ha fatto Dagospia. Concorda?
No. “Striscia” è unica, non è paragonabile a Dagospia assolutamente. Roberto D’Agostino non me ne voglia, ma siamo mondi lontani anni luce. “Striscia” per propria natura esiste anche perché non guarda in faccia a nessuno. Infatti siamo odiati da tutti i poli, vecchi e nuovi. Buon segno!
Quando dirigeva “Il Giornale”, Montanelli – echeggiando Missiroli – diceva che la miglior notizia è quella non data, perché si potrebbe darla ancora.
Montanelli è stato un maestro, come Biagi del resto. Ma ci sono tanti giornalisti, al di là dei motti, che fanno benissimo il loro mestiere.
Come classificherebbe “Striscia”?
Credo che non ci sia informazione libera, a parte “Striscia”. La libertà è sempre condizionata. Liberi al cento per cento sono i giornalisti che non trovano lavoro.
Nato elitario e di sinistra, il Premio Acqui è stato attaccato come populista e di destra…
La polemica nasceva dal riconoscimento a Roberto de Mattei per il libro sul Concilio Vaticano II edito da Lindau, non dal riconoscimento a me (ridacchia – ndr), anzi! Lo confermano gli applausi alle mie battute sul teatro-freezer di Acqui (ho preso l’influenza) e sull’assessore Carlo Sburlati: siparietto meraviglioso è stato vederlo mentre, dalla platea, bacchettava il povero conduttore, Cecchi Paone, sui tempi delle interviste.
C’è stato un siparietto più aspro che l’ha coinvolta alla Mostra di Venezia.
Lì ha fatto scandalo Greggio che apre la Mostra con un film comico: certi critici sono stati portati al pronto soccorso per l’attacco di bile. Viva dunque Marco Mueller (direttore della Mostra – ndr) e il suo coraggio anticonformista. Abbasso la nomenclatura dei critici, che “parlano male a prescindere”, altrimenti non si sentono tali.
Parodia dei maggiori successi cinematografici seriali dell’ultimo decennio, Box Office 3D ha incassato tre milioni di euro nelle sale. Col dvd e con la programmazione tv, i cinque milioni spesi per il primo film italiano in 3D saranno recuperati. Perché si sa: un film può essere arte, ma il cinema è industria…
Caro Cabona, ho belle notizie sull’incasso: tra Controlcine, più le sale locali al di fuori della rilevazione, il mio film ha superato i tre milioni, con oltre quattrocentomila spettatori. Il film poi è costato la metà dei cinque milioni, che è il valore di look del film: il valore reale è due e mezzo. Siamo stati bravi a farlo costare poco e farlo apparire un piccolo kolossal. Come diceva lei, il cinema è la commistione tra arte e industria e l’una non può prescindere dall’altra.
Lei ha già in cantiere un altro film come regista, oltre che come interprete. Dovrebbe essere ambientato alla fine del Medioevo. Ce ne parla?
No! Ah ah ah… no, è uno dei vari progetti, ma credo che prima ci sarà un’altra commedia. Gliela dico subito? Gliela dico dopo! Non insista, non ne parlo. Ma il successo inatteso di “Box Office” mi ha creato mercato.
Di solito registi e attori si compiacciono dei loro film e detestano quelli altrui. Lei, invece, ha fondato un Festival, quello di Monte Carlo, che valorizza la commedia, genere sottovalutato dalle manifestazioni analoghe…
Il mio Festival è nato per rilanciare la commedia e ci è riuscito. La commedia ora è accolta senza nessuna remora nei maggiori festival del mondo. Addirittura sono state copiate porzioni del mio festival. Io non sono uno che quando un collega ha successo si rovina il fegato. Forse per colpa mia ho mandato invece tanti colleghi a curarselo, ah ah ah.
Lei ha fatto, con “Box Office”, il primo film italiano in 3D, proprio come Totò fece il primo film italiano a colori (“Totò a colori” di Steno). Qualcuno l’ha notato?
Lei, Cabona, se n’è accorto! Che è un fine conoscitore dell’arte più bella del mondo. Ora posso dirlo: Box Office 3D è un piccolo omaggio anche a Totò, da un suo umile fan in punta in piedi. È bello leggere: “Greggio ha girato il primo film italiano in 3D”. È bello passare alla storia e, se mi permette, con questo film passare un po’ anche alla cassa!”.