La satira politica piace al “Fatto” solo se è su Silvio

13 Ott 2011 20:24 - di

La lesa maestà sotto forma di satira nei confronti dei santoni “intoccabili” della sinistra – Nichi Vendola e Roberto Saviano – costa cara a Checco Zalone. L’ultimo show dell’artista barese, “Resto Umile World Tour”, è stato stroncato senza appello sulle colonne de Il Fatto quotidiano, qualche giorno fa. L’accusa era già nel titolo in prima pagina: “Checco, il comico cerchiobottista che piace a tutti”. Randellare con battute divertenti destra e sinistra è semplicemente il compito di chi si dovrebbe ispirare al motto latino castigat ridendo mores, ma evidentemente, il foglio giustizialista diretto da Antonio Padellaro è abituato a tessere le lodi di autori con il torcicollo, che usano l’ironia sferzante solo nei confronti della destra.
L’autore dell’articolo-manifesto anti-Zalone è Andrea Scanzi, biografo di Beppe Grillo, penna cresciuta sulle colonne sportive de il Manifesto prima di approdare, dopo un passaggio a La Stampa, al “primo giornale che quando lo sfogli tintinna”. L’incipit della filippica è questo, e siamo sicuri non dispiacerà affatto a Luca Medici, nome all’anagrafe del guascone pugliese: “Ridono tutti, indistintamente. Udine, Bari, Pesaro o Firenze. Ovunque. Nessuno, oggi, piace trasversalmente come Checco Zalone”. Insomma un artista che unisce, nel sorriso, un’Italia ingrigita dai proclami “declinisti” e dalle torbide vicende dei Palazzi del potere, dovrebbe quasi vergognarsi di avere sostenitori sparsi in tutto l’arco costituzionale. Le battute del menestrello di Capurso nello spettacolo che sta portando in giro per lo Stivale sono pungenti e non risparmiano nessuno: Berlusconi diventa “Trombolo”, Montezemolo il gommista, Monica Bellucci la cameriera e Saviano viene “cresimato” sulle note di “Vieni via con me”. L’autore di “Gomorra” nello sketch è un giovane che non fa sesso per colpa della camorra, che “gestisce la f… Sentite le intercettazioni, sentite come si organizza la macchina del fango”. “Saviano non lo dobbiamo ammazzare noi”, dicono i camorristi, “ma si deve ammazzare con le pugnette, si deve fare le braccia come i fratelli Abbagnale”. Nichi Vendola (che ne apprezza l’imitazione) è raffigurato sulle note di “Jesus Christ Superstar” come un politico che ti degnerebbe di attenzione solo se “sei musulmana, rom, lesbica”. In caso contrario parte il tormentone “Checazzovuoidame?”.
«Troppa grazia – sentenzia Il Fatto quotidiano -. Eppure (…), la critica sgomita per applaudirlo. Piace alla destra, perché “non politico” (come Luca Medici ha sottolineato nei salotti buoni di Dandini e Bignardi). Ma piace anche a sinistra, ora perché la rilettura “arcoriana” della “Canzone di Marinella” ci si vuol vedere urticanza». Luca Medici rifugge qualsiasi etichetta politica (e fa bene). All’università, frequentava la facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo barese, era uno studente simpatizzante per il centrodestra, votava per le liste Azione Universitaria e Muro, ma non è mai stato impegnato in prima persona. Il sodalizio artistico con il regista dei suoi film, Gennaro Nunziante, cresciuto nella sinistra extraparlamentare romana, è un connubio creativo politicamente scorretto per entrambi disdegnano la satira unidirezionale, al Fatto se ne faranno una ragione, e non sono affatto apolitici. Non a caso il film cult “Che bella giornata” è una allegoria che fa riflettere su come una certa narrazione neoconservatrice sull’immigrazione musulmana in Italia possa essere smontata dagli occhi fascinosi di una donna e dai postumi imprevedibili di una cena a base di cozze…
Zalone, in conclusione, non si sogna di dare lezioni ai politici, magari aspirando a sostituirli, e non è ammalato come Sabina Guzzanti e gli altri satirici rossi di un complesso di superiorità figlio di un risibile “narcisismo etico”. È un comico che vuole fare il comico. E a noi piace così.

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