Ma non è che la sinistra porta sfiga?
La prima lezione della comunicazione – anche quella banale e noiosa del chiacchiericcio parlamentare – è mettersi d’accordo su un messaggio semplice da ripetere a iosa tutti insieme, cosicché alla fine entra nella testa della gente come le canzonette estive (che uno in realtà odia ma scopre di canticchiare inavvertitamente quando fa la doccia…). Da circa due anni tutti ripetono a pappagallo che Berlusconi e Tremonti erano andati in Parlamento a dire che la crisi non c’era. Una bufala colossale. Ma quando la ripetono tutti i giorni cento giornalisti e politici, come fa uno a non crederci? Poi c’è quella che la crisi è colpa del governo (che non ti spiega come sia riuscito B. a esportarla persino negli Usa o in Germania). Poi c’è la storia che l’Europa ci guarda dall’alto in basso e non si fida del nostro governo (certo che se c’erano ricette geniali per superare la crisi magari le aveva già adottate qualcun altro e noi potevamo imitarlo, ma sembra che invece siamo tutti negli stessi guai). C’è il conseguente gingle di Bersani che ripete come un disco rotto che, se B. si dimette, tutto torna magicamente a posto e chiunque venga al posto suo (con bacchetta magica di ordinanza) farà sparire i mostri cattivi che si annidano sotto il letto e nell’armadio. E c’è chi ci crede. Ma da qualche giorno la canzone è cambiata in un “ormai è troppo tardi, e non c’è più nulla da fare…”. Paura che a B. riesca l’ennesimo colpaccio? E poi agli elettori di Bersani chi glielo spiega?