Franzoso, un collega e un amico
Pietro Franzoso è morto. Bisogna ammetterlo, i parlamentari del Pdl – malgrado le diserzioni – sono ancora così numerosi che non si può dire di avere un rapporto approfondito con tutti. Ma con Pietro abbiamo lavorato insieme nella commissione Bilancio della Camera in questi tre anni in cui – con buona pace degli idioti anti-casta – si è lavorato duro e moltissimo. Quindi c’era stato modo e tempo per diventare veramente amici. Quante banalità si sentono e si leggono quando qualcuno muore. Frasi di circostanza, ma anche considerazioni quasi ripugnanti. La notizia sulla morte di un deputato del Pdl per molti è stata che la maggioranza torna a quota 315. Come se fosse un gioco ai bussolotti. Come se Franzoso fosse un numero. Peggio, come se avesse fatto un favore a qualcuno mettendo fine alla sua lunghissima agonia e lasciando così il posto libero a un altro, che ora potrà votare la fiducia. Intendiamoci, queste considerazioni non sono venute da nessuno di quelli che stavano dalla sua parte, ma dal solito schifoso trivio giornalistico che negli ultimi mesi, a più riprese, l’aveva messo alla berlina come “assenteista” o “disertore” perché era mancato agli ultimi voti di fiducia. Nessuno aveva sprecato pochi minuti ad approfondire il perché della sua assenza. Scoprire che era stato vittima di un incidente inaudito e che stava appeso tra la vita e la morte. Noi crediamo nella vita dopo la morte, quindi a Pietro diciamo solo: “Arrivederci. Salutaci chi ci ha preceduto. E digli che qui non molliamo”.