Il referendum greco mette alla berlina Sarkozy
Borse che affondano e spread alle stelle. Il debutto di Mario Draghi alla presidenza della Bce avviene con i mercati in piena tempesta, mentre l’Eurotower è fortemente impegnata nell’acquisto di titoli pubblici italiani e spagnoli per impedire che il differenziale con il bund tedesco si allarghi oltre i limiti dell’accettabile. Sarkozy si è riunito ieri con tutti i ministri interessati alla crisi e oggi, a Cannes, si consulterà con la Merkel, l’Ue e il Fmi sulla questione greca. Anche Berlusconi ha sentito la cancelliera tedesca. Mosse decise dopo l’annuncio di Atene che ha mandato in tilt i mercati: sul secondo piano di aiuti per 110 miliardi, infatti, i greci si pronunceranno con un referendum.
Borse sotto choc
Per le Borse è stata una giornata nerissima: Milano ha chiuso con una perdita del 6,13 per cento, bruciando 22 miliardi di capitalizzazione; Parigi ha segnato un meno 5,38; Francoforte ha lasciato sul terreno il 5 per cento. E non è andata meglio sul fronte dei titoli pubblici. Lo spread tra il nostro Btp decennale e il bund tedesco si è allargato fino a raggiungere i 459 punti base, con gli interessi che sono volati al 6,3 per cento. Una performance che equivale a 4 o 5 miliardi di cedole in più per lo stato italiano. Giornata da dimenticare anche per i Buoni spagnoli e per quelli francesi. Angela Merkel, attraverso un post su Twitter del suo portavoce Steffen Seibert, ha invitato Draghi a «lavorare per la stabilità dell’euro». Il che, in parole povere, significa Grecia da salvare e Italia e Spagna sottratte al rischio contagio. Per il tecnico italiano, che arriva a Francoforte dopo Wim Duisenberg e Jean-Claude Trichet, una missione difficilissima: dovrebbe impedire che la mandria lasci il recinto ma senza avere in dotazione la chiave del cancello. Draghi-Robin Hood, insomma, si potrà dare da fare, ma è lecito non aspettarsi miracoli.
Guastatori all’opera
Gran parte dei guasti sono già stati fatti. E per la quasi totalità sono guasti di natura politica. Alla base ci sono le decisioni del direttorio Merkel-Sarkozy, che prima ha affossato la Grecia e poi ha creato problemi a tutti gli altri partner, Italia in testa. E sì, perché la débacle dei mercati ieri è stata originata dall’annuncio del referendum greco, ma fino all’altro ieri è stata figlia delle paure della cancelliera tedesca e dello sciovinismo e della presunzione del presidente francese. Altro che Grandeur. Il presidente dei francesi, come un Giano bifronte, per una via ha affermato solennemente di voler salvare l’euro e ha paragonato la battaglia che il nostro Paese sta affrontando sui mercati a quella di Fort Alamo, combattutta dagli americani. Ma poi, “lavorando” a livello europeo, ha fatto inserire nell’accordo di Bruxelles una norma che rischia di mandare in default le nostre banche e con loro l’intera Penisola. I livelli record dello spread e la frana in Borsa, registrati ieri, sono pericolosissimi, perché si innestano in una situazione di difficoltà preesistente di cui Sarkozy appare come il principale colpevole. Oggi tutti sembrano esserne consapevoli, ma già la scorsa settimana MF, il quotidiano dei mercati finanziari, faceva le pulci all’accordo di Bruxelles e tirava le somme, facendo emergere una sorta di truffa ai danni dell’Italia che spiega perché le nostre banche sono oggi in difficoltà nonostante risultino tra le meno esposte sul fronte greco e tra le meno indebitate.
Sgambetto all’Italia
L’intesa sul cosiddetto “taglio di capelli” (l’abbattimento del 50 per cento del valore nominale dei titoli greci in pancia alle banche) è servita per venire incontro ad Atene e contemporaneamente far pagare un costo accettabile alle banche tedesche e francesi, piene zeppe di titoli pubblici greci. Ma per l’Italia è stato un problema. Quello che non pagano le banche di Berlino e di Parigi viene infatti messo in conto agli istituti di credito italiani, che oggi sono penalizzati dai mercati perché adesso debbono ricorrere al mercato più di quanto non sarebbe stato precedentemente necessario. Sulla base dei calcoli dell’Eba (European Banking Authority), infatti, finiranno per pagare 14,7 miliardi, contro i 30 della Grecia, i 26,2 della Spagna, gli 8,8 della Francia e i 5,2 della Germania. Com’è possibile tutto questo? Perché, spiega Mf, le banche europee, in odore di ricapitalizzazione per raggiungere un Core tier 1 del 9 per cento, dovranno farlo dopo aver svalutato i loro investimenti non solo in buoni del tesoro greco, ma in tutti in titoli di stato europei ai valori di mercato correnti al 30 settembre del 2011. In questo modo chi ha titoli di Atene svaluta del 50 per cento, ma chi possiede Btp in grande quantità (come le banche italiane) è costretto a pagare un conto salatissimo. Un vero e proprio attacco alle spalle del nostro sistema creditizio che in questi giorni sta pagando la furbizia dei francesi con una pesante débacle in Borsa delle nostre principali banche.
Scacco a Sarkozy
Ieri mattina le agenzie raccontavano dell’ira di Nicolas Sarkozy contro Papandreau e i greci. In realtà non è soltanto questo. Il presidente dei francesi è particolarmente irritato perché con la mossa di Atene rischia di perdere i benefici che credeva di aver incamerato ai danni dell’Italia e vede messo in discussione il ruolo che si era ritagliato, assieme alla Merkel, di interlocutore a nome e per conto della Ue. Al G20 di domani e del 4 novembre a Cannes ci arriva invece in modo un po’ diverso da quanto aveva previsto: stringerà la mano a Barack Obama ma sarà costretto a tenere la testa bassa. Speriamo che questo serva ad Angela Merkel per rendersi conto che a livello europeo non c’è soltanto la Francia, ma anche l’Italia e Silvio Berlusconi. E che, intanto, rinsaviscano i partiti del centrosinistra di casa nostra. Quella che Pd e compagni stanno portando avanti, infatti, è una politica stupida ancora prima che disonesta, visto che a livello europeo si trovano a inseguire non i loro amici di cordata ma la controparte politica. Tanta è la voglia di azzoppare Berlusconi che, non avendo un loro rappresentante, si cercano interlocutori nello schieramento opposto. Come se il nemico del tuo nemico possa essere sempre e comunque il tuo amico. Meglio Sarkozy che Berlusconi? Per gli altri, forse, ma non per noi. Non dimentichiamoci che al Cavaliere viene fatto pagare di aver tentato di costituire, con Spagna e Gran Bretagna, un asse alternativo a quello Berlino-Parigi.