«A salvarci non saranno i tecnici»
«Noi stiamo preparando un subemendamento, dobbiamo dimostrare che la politica è ancora capace di incidere per conseguire il bene di tutti». Il ministro Fornero in mattinata aveva annunciato un emendamento del governo per un prelievo di solidarietà sulle pensioni sopra i 200mila euro. Doveva essere del 25%. In serata, emendamento alla mano, quel contributo era calato al 15%. Davvero troppo poco per Giorgia Meloni, che è stata fra i primi a rivendicare la necessità della misura.
Cos’è successo su questo contributo?
Guarda, noi speravamo che si potesse trovare una sintesi. Abbiamo lavorato per questo. Io l’avrei quantificato al 50% sulla quota che eccede i 120mila euro, quindi per le pensioni che superano di venti volte il minimo. La Fornero proponeva il 25% sopra i 200mila. Per noi un punto d’equilibrio poteva essere e può ancora essere il 25% sopra i 120mila euro. Ma 15% sopra i 200mila euro è inaccettabile.
È comunque più di quello che era previsto all’inizio, cioè niente.
Sì, ma quando parliamo delle pensioni d’oro parliamo di una vergogna nazionale, di un sopruso, non di un diritto acquisito. La Fornero è venuta in commissione, le abbiamo detto che quando si blocca l’indicizzazione delle pensioni non si può non intervenire su gente che percepisce pensioni pubbliche da centinaia di migliaia di euro, da un milione anche. Sembrava avesse capito, invece ora spunta questo 15%.
Come parlamentari vi sentite esautorati?
Il punto non è questo. Il punto è l’equità sociale. Queste pensioni non sono mai frutto dei contributi versati, la quota che manca la sta mettendo la nostra generazione. Per me andrebbero proprio revocate, mi rendo conto che non si può fare, anche per motivi di costituzionalità, e sono disponibile alla leva fiscale. Ma l’intervento va fatto, e sul serio. Come si fa a prevedere misure come quelle previste, senza incidere seriamente sulle situazioni di vero privilegio?
A quanto pare si fa…
Sì, solo che la politica non può starsene a guardare. In questa fase abbiamo un ruolo di sentinella e abbiamo intenzione di giocarlo fino in fondo. Con Moffa, Marsilio e altri colleghi sulle pensioni d’oro stiamo preparando un subemendamento. Per rispondere alla domanda di prima, la politica non può essere esautorata: è l’unica che possa garantire gli interessi di tutti. Non mi rassegno al fatto che alla fine i tecnici ci salveranno, resto convinta che sarà comunque la politica a salvarci.
Che pensi del sondaggio che dice che il 58% degli italiani ha fiducia in Monti?
Che non mi serviva. Con le persone ci parlo e so che continuano ad accanirsi contro la politica, anche quando non è necessario. Tutta questa polemica sul taglio delle indennità, per esempio, è strumentale e lo è anche da parte di Monti. Tutti sanno che la politica aveva già deciso autonomamente di adeguare gli stipendi alla media europea e aveva anche già dimezzato le auto blu. Ci aveva pensato un governo politico, non un governo tecnico. Ma mi pare che da parte di quest’ultimo ci sia un tentativo di scaricare la responsabilità sulla classe politica.
Che però, insomma, qualche errore l’avrà pure compiuto.
L’ha compiuto e lo continua a compiere, se è per questo. Ma la politica resta l’unica possibilità che ciascuno di noi ha di cambiare la propria vita e quella degli altri in modo disinteressato. La politica ha un valore straordinario, che io continuo a difendere soprattutto in tempi di antipolitica. Il qualunquismo è un nemico dell’Italia, quando si smette di distinguere tra chi fa politica per gli altri e chi abusa del proprio ruolo non si aiuta la qualità della nostra democrazia. E quando si cavalcano battaglie come quella per cui i parlamentari dovrebbero lavorare gratis si prende una strada che porta a un parlamento fatto solo di ladri o ricchi. Anche per questo la politica deve avere uno scatto d’orgoglio e fare le riforme necessarie, a partire da una cosa semplice come reintrodurre le preferenze. E poi mi pare che oggi anche i tecnici si siano resi conto che fare le cose non è facile, che c’è da lavorare tantissimo e che delle sintesi c’è sempre bisogno. E le sintesi sono il terreno della politica.