Pogliese: «Era un finale scritto, Lombardo ha scontentato tutti»

27 Dic 2011 20:26 - di

Era scritto: anche l’Udc fa le valigie e saluta il governatorissimo della Regione Sicilia. «Leviamo il disturbo», hanno detto i centristi dopo mesi di mal di pancia. «Non ne possono più del metodo-Lombardo», sorride Salvo Pogliese, classe ‘72, catanese doc, vicecapogruppo del Pdl all’Assemblea regionale siciliana. Per nulla sorpreso dalla «bella» notizia che conferma le enormi difficoltà di una giunta ingestibile, «trainata dal Pd e sostenuta dai brandelli transfughi della compagine politica che ha vinto le elezioni del 2008, che rappresenta il degrado e la mistificazione ribaltonista della politica, non certo la volontà del popolo siciliano». Con le dimissioni dell’unico assessore di area Casini, Andrea Piraino, oggi Lombardo perde un altro alleato storico della maggioranza uscita dalle urne.

Un nuovo terremoto per la politica siciliana che avrà ricadute anche sugli equilibri romani…

Diciamo subito che l’uscita dell’Udc è un fatto positivo che testimonia l’eresia del percorso avviato da Raffaele Lombardo, del tutto incoerente con il responso delle urne. Un percorso che vive grazie al connubio innaturale con il Pd, che ha travolto la volontà degli elettori e conferma la peculiarià di Lombardo.

Quale?

In due anni ha monopolizzato tutta la pubblica amministrazione attraverso una giunta tecnica di dodici assessori appiattiti alle sue posizioni, senza la minima libertà di manovra. Con i suoi luogotenenti ha il controllo “militare” di tutti i gangli dell’amministrazione siciliana.

Un metodo pesante da accettare anche per un partito paziente come l’Udc?

La crisi in atto ha diverse letture, tutte riconducibili all’assenza di politica. Innanzitutto, la sofferenza per il controllo militare degli spazi, poi lo squilibrio denunciato dall’Udc, che si sente sottorappresentato con un solo assessore in giunta a fronte della presenza di 8 consiglieri eletti, se si pensa che i finiani ne hanno due con solo 4 consiglieri. Infine il comportamento del presidente della Regione, ingestibile nei rapporti politici.

Adesso che sviluppi ci saranno?

Al di là delle legittime strategie per alzare il prezzo in vista della nomina di nuovi assessori e dirigenti, l’Udc lamenta una maggioranza politica debole e poco coesa per affrontare le prove che nel 2012 il Paese e la Regione saranno chiamate a sostenere. Chiede un cambio di passo che fa sperare nella possibilità di recuperare un rapporto con il partito di Casini.

La Sicilia come laboratorio per nuove alleanze con il centro dello scacchiere politico?

Ci stiamo lavorando. Mi auguro che la frattura di oggi con la giunta possa segnare il primo passaggio verso la ricomposizione di un’alleanza naturale anche in prospettiva delle regionali e delle politiche del 2013.  

Intanto il Pdl resta “fieramente” all’opposizione?

Con orgoglio. Da oltre due anni si è fatta chiarezza rispetto ai primi passi del governo regionale. Il Pdl ha fatto la sua scelta di coerenza che gli elettori hanno apprezzato, il tradimento non è stato del centrodestra ma del governatore. Che si conferma, come dice il presidente dell’Assemblea, Francesco Lo Cascio, il peggiore presidente di Regione degli ultimi sessant’anni. Alla incapacità amministrativa unisce una capacità conclamata di disarticolare i partiti e le rappresentanze politiche.

Con i centristi non ci sono margini di ricucitura?

Non credo, il documento presentato dal coordinamento regionale dell’Udc è molto duro. Anche se sono sempre democristiani (sorride). Tra l’alto Piraino era l’ex segretario generale dell’Anci Sicilia defenestrato proprio da Lombardo…

Si va verso una quinta giunta Lombardo?

In meno di tre anni cala il sipario sulla quarta giunta, lo stesso Lombardo nei giorni scorsi aveva annunciato un rimpasto tra Natale e Capodanno. Ci sono sempre in giro battitori liberi pronti a vendersi, ma non vedo importanti novità politiche se non la sconfitta del governatore che, rispetto alla maggioranza uscita dalle urne nel 2008, ha perso tutti e quattro i compagni di strada eccetto i finiani di Futuro e Libertà. Molto più di un’anomalia.

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