Alemanno: «Quante bugie contro Roma»
La notizia del suicidio del maghrebino autore del duplice omicidio di Tor Pignattara lo coglie di sorpresa, ma c’è poco da dire. «Spero arrestino l’altro ricercato», commenta lapidario, in tempo reale, Gianni Alemanno. Il sindaco è stanco delle bugie della sinistra sulla città violenta e di quella retorica sulle periferie degradate. «A Roma operano bande criminali, anche di immigrati, che poco hanno a che fare con il contesto sociale. Il problema della sicurezza andrebbe affrontato senza demagogia, con coesione, anche da parte dell’opposizione, che invece continua ad attaccarmi con argomenti sbagliati e cifre fasulle. La realtà è che, numeri alla mano, Roma è più sicura degli anni passati. E il mio consenso è in crescita costante…». Nel giorno in cui il sondaggio del Sole 24 Ore lo gratifica con un +4% di popolarità tra i cittadini romani, rispetto allo scorso anno, Alemanno sceglie di fare chiarezza su polemiche e strumentalizzazioni sulla sua amministrazione, che lui intende guidare anche per un secondo mandato. «Sono in trincea dall’inizio del mio mandato, ma adesso mi considero già in campagna elettorale. E i primi risultati si iniziano a vedere».
Che valore attribuisce al sondaggio del “Sole”?
Direi che è significativo perché segna un’inversione di tendenza. Il mio consenso rispetto allo scorso anno cresce del 4%: è l’incremento maggiore registrato da un sindaco, De Magistris a parte, che passa da zero al 70% perché governa da soli sei mesi, così come Zedda a Cagliari.
A che cosa attribuisce il balzo in avanti nel 2011?
In un anno che è stato durissimo, a causa dell’emergenza economica, credo che abbia pagato innanzi tutto il cambio di atteggiamento sul piano nazionale. Ho scelto una linea più offensiva, rispetto a certe rivendicazioni della Lega, ho capito che giocare in difesa non serviva a nulla.
Fu un errore il “pranzo della pajata” con i leghisti, in piazza Montecitorio?
Quello era stato un tentativo, che io ritenevo doveroso, di provare ad avere un rapporto di correttezza col Carroccio, sul piano politico e culturale. Poi, da quando l’offensiva contro la Capitale è ripresa, anche con la questione dei ministeri al nord, ho deciso che era giusto rispondere per le rime. E oggi credo che a a tutto il Pdl convenga una presa di distanza, anche a livello nazionale, dalle posizioni politiche della Lega.
E sul fronte interno? Cosa è piaciuto ai romani, stando al sondaggio?
A parte la legge su Roma Capitale, che era già maturata l’anno precedente, direi che i romani hanno apprezzato la mia maggiore presenza sul territorio, l’interventismo su questioni spicciole, i miei giri continui in città, nei quartieri, il dialogo mai interrotto, e anzi rilanciato, con le realtà difficili. Credo di aver stretto ancor di più il mio legame con la gente, in questi ultimi mesi, anche grazie a una maggiore presenza fisica: meno nel Palazzo, più tra la gente.
La sinistra l’attacca sui numeri, che dimostrerebbero l’incremento della criminalità a Roma. Proprio il suo cavallo di battaglia. Cosa replica?
Distinguerei due aspetti. La prima accusa che mi viene rivolta è che io avrei fatto la mia campagna elettorale speculando sul tema della sicurezza.
La famosa passeggiata sul luogo dell’omicidio di Francesca Reggiani?
Sì. Quanta malafede c’è in quell’accusa. L’omicidio della signora Reggiani a Tor di Quinto avvenne nell’ottobre del 2007, quando io neanche pensavo a fare il sindaco di Roma e della mia candidatura non si parlava affatto. In quell’occasione mi limitai ad accompagnare l’allora presidente di An, Gianfranco Fini, con Andrea Ronchi. Eppure nessuno accusa Fini della stessa speculazione politica. Così come nessuno dice che io fui eletto nell’aprile dell’anno successivo, sei mesi dopo.
Lei però fece la campagna elettorale ponendo come priorità la sicurezza.
Vero. Ed era giusto farlo visto che il sindaco uscente, Veltroni, negava l’esistenza del problema! Avevamo fatto due consigli straordinari sulla sicurezza nei quali lui aveva sminuito tutte le questioni che avevamo posto noi dell’opposizione. Allora già mi accusavano di speculare su questo tema, oggi almeno la sinistra ha scoperto che la sicurezza è una priorità…
Ma il suo bilancio su questo fronte com’è?
Non ho mai pensato di avere la bacchetta magica, ma sicuramente prima il problema di questa città era di microcriminalità, spesso frutto di situazioni di degrado, di immigrazione mal gestita e di accampamenti abusivi: su quel fronte credo che i miglioramenti siano sotto gli occhi di tutti. Oggi il problema è diverso: esistono bande territoriali che si danno battaglia per i traffici di droga, su cui la risposta deve essere soprattutto dello Stato. C’è un’emergenza criminalità su cui tutti, anche l’opposizione, dovrebbero unirsi, senza buonismi o strumentalizzazioni. Oggi l’esigenza è quella di evitare che le piccole bande si trasformino in network criminali mafiosi, come era accaduto alcuni anni fa con la banda della Magliana.
Le cifre che dicono?
Che anche dal punto di vista degli omicidi siamo ben lontani dai record raggiunti con Rutelli, nel ’96, quando ci furono 55 delitti di criminalità. Dal 2007 al 2009 la media degli omicidi era di 40, nel 2010 s’è abbassata ancora e nel 2011 abbiamo toccato quota 36. Non mi esalto, ma certamente siamo ben al di sotto dei livelli degli anni passati.
Nei sondaggi funziona anche la filiera politica di “centrodestra”, Alemanno-Polverini. Anche lei risale nei sondaggi, è un caso?
Diciamo che entrambi ci troviamo a fare i conti con un fardello di debiti che ci hanno lasciato in eredità le giunte di centrosinistra. E nonostante questo…
Lei recentemente ha aderito alla fondazione del governatore del Lazio: forse c’è qualcosa in più di un feeling politico?
Io credo che sia necessario creare un grosso polo di carattere civico per iniziative di mobilitazione sul territorio non alternative al Pdl ma al servizio del centrodestra. Considero utile un movimentismo civico, per questo dò una mano a Renata e a breve farà io stesso delle iniziative su questo versante.
Lei è stato tra i più favorevoli al varo del governo Monti. Oggi?
Credo che Monti debba concentrarsi su iniziative utili allo sviluppo economico del Paese, più che andarsi a impelagare in questioni che minano la coesione sociale, come l’articolo 18 o le liberalizzazioni a scapito delle categorie più deboli.
Lei si conferma sindaco-tassinaro…
Sono contrario alle liberalizzazioni inutili, preferisco quelle contro i poteri forti e nei settori realmente strategici. Piuttosto il governo dia a noi i poteri di regolamentare il trasporto pubblico cittadino e ci pensiamo noi a organizzare meglio anche il servizio dei tassisti.
Monti deve durare fino al 2013?
Io non sono tra quelli che nel Pdl ha fretta di votare, anzi, spero che da qui a un paio di mesi il premier ci dia segnali di aver compreso le nostre richieste sui temi dello sviluppo.