Mugnai: «Basta col fango, tutto è certificato e approvato»
Facciamo chiarezza su questo polverone, su questa gigantesca balla dei 26 milioni di euro “spariti” dal patrimonio dell’associazione di Alleanza nazionale. «Davvero una “bufala”, come avete scritto sulla prima pagina del Secolo», dice Franco Mugnai, presidente della Fondazione Alleanza nazionale che si è costituita lo scorso novembre, come stabilito dalla risoluzione dell’ultimo congresso di An, prima della nascita del Pdl. È visibilmente amareggiato, ma non molla una battaglia che non avrebbe mai voluto iniziare. «Vivo questa vicenda con grande sofferenza, sono entrato a 13 anni nella Giovane Italia…».
Allora iniziamo a chiarire, per tutti, per l’opinione pubblica, per i nostri lettori, per gli iscritti che si vedono a tutta pagina titoli del tipo “Dov’è sparito il tesoretto di An?”
È necessaria una premessa, al congresso del 2009 viene deciso all’unanimità che An, che era già un’associazione non riconosciuta, non avrebbe più svolto attività di partito in quanto sarebbe confluita nel Partito delle libertà. È evidente che da allora avrebbe avuto nel Pdl il suo referente partitico.
Quindi nessuno scandalo se alcune attività del Pdl vengono finanziate anche con parte del patrimonio di An?
Andiamo per gradi. L’associazione si interfaccia necessariamente con il Pdl e le doglianze manifestate da alcuni in questi giorni mi sorprendono, sarebbe stato paradossale se non lo avesse fatto. Se altri hanno cambiato idea, questo non modifica le deliberazioni congressuali che stabilirono che l’associazione che gestisce il patrimonio materiale e immateriale di Alleanza nazionale dovesse trasformarsi entro il 31 dicembre 2011 nella fondazione, così come è avvenuto.
Gestire o liquidare?
Prima della nascita della fondazione, l’associazione è retta da due organi: il comitato dei garanti, presieduto da Donato Lamorte, e il comitato di gestione presieduto da Franco Pontone. Quest’ultimo ha il compito di “gestire” progetti a medio periodo per valorizzare l’associazione.
Adesso però volano gli stracci, ci sono due liquidatori esterni, si parla sulla stampa di molti soldi che “mancherebbero”, si rincorrono dichiarazioni al vetriolo, repliche e controrepliche…
Il punto è questo: il presidente del Tribunale a giugno ha ritenuto che non fossero applicabili le condizioni per nominare dei liquidatori esterni, qualche giorno fa lo stesso presidente ha accolto il ricorso di Buonfiglio e Raisi nominando due liquidatori esterni. Oggi, però, le dò una notizia…
Dica
Abbiamo fatto ricorso e il 23 febbraio ci sarà la prima udienza.
E torniamo ai boatos sul “malloppo” che mancherebbe, come lo definisce nel suo sito Generazione Italia che gira ai “colonnelli di An” alcune domande, del tipo: è vero che sono stati dati in commodato d’uso alcuni immobili ai giovani del Pdl?
Se è per questo vengo tirato in ballo anche io, quando si dice che ho presentato una parcella di sessantamila euro alla fondazione. Voglio chiarire che non mi sono certo autoassegnato un incarico di consulenza, quella cifra si riferisce a un debito nei confronti dello studio professionale di cui faccio parte derivante da un incarico che il partito mi ha affidato nel 2005 e che riguarda sei diverse e distinte parti civili in un processo per terrorismo. Ho seguito tutti i tre gradi di giudizio, ho lavorato per cinque anni. Quella cifra è stata stralciata da me proprio per chiudere e liquidare una posizione aperta nei confronti della fondazione.
E le sedi alla Giovane Italia?
Le rispondo dicendo semplicemente che nessun nuovo soggetto è entrato o è uscito da quelle sedi. Sono rimasti quelli che c’erano prima, compresi gli amici di Fli. La verità è che finché si era tutti d’accordo, fino allo strappo di Fini, abbiamo condotto operazioni importanti, quando è venuta meno l’unanimità l’associazione si è limitata all’attività ordinaria e liquidatoria. Tanto è vero che i liquidatori esterni, leggendo le carte, non hanno eccepito nulla. Dal 28 ottobre 2010, per esempio, abbiamo restituito 107 sedi in locazione, siamo passati da 36 dipendenti del partito a 18. Nessuno ha perso il posto di lavoro: sono stati riassunti o messi in quiescienza.
I liquidatori non hanno trovato nulla di anomalo? E quei soldi che mancherebbero di cui alcuni esponenti di Futuro e Libertà chiedono conto?
Tecnicamente quei 26 milioni di euro sono il saldo tra il 2009 e il 2011, rappresentano le uscite tutte documentate, registrate, tracciabili, e approvate preventivamente, come ho avuto già modo di chiarire. Uscite che attengono al pagamento del personale, alle spese congressuali, ad attività di natura istituzionale. Oltretutto le contestazioni maggiori riguardano la gestione Lamorte-Pontone, cioè il periodo antecedente al mio ingresso nell’ottobre 2010. Mi sorprende che qualcuno abbia voluto tirare in ballo similitudini con il caso Lusi, visto che il coricorrente Raisi ha approvato tutti quegli atti.
Adesso che cosa accadrà? C’è una torta comunque da “spartire”…
Non c’è nessuna torta, dopo la liquidazione del restante patrimonio dell’associazione, la fondazione continuerà il suo cammino tenendo fede alla sua ragione sociale. E gestirà il patrimonio nell’interesse di tutti, almeno finché ci sarò io.
Anche Italo Bocchino ha dichiarato che nessuno ha rubato un euro…
Registro molto positivamente le dichiarazioni di Italo Bocchino che da sole basterebbero a mettere la parola fine a questa incredibile montatura.
Che ne sarà del “Secolo d’Italia”, che fa parte del patrimonio di An?
Abbiamo rappresentato ai liquidatori che esiste un piano di ristrutturazione e di rilancio della nostra storica testata, con significativi abbattimenti dei costi. Da oggi li affiancheremo per assicurarci che non si verifichi per il giornale alcuna vicenda traumatica.