Sbai: «Le Primavere? Non diventino inverno…»
«Ma quale Primavera araba, era tutto pianificato da dieci-quindici anni…». Chi parla così è la docente universitaria, scrittrice e giornalista di orgine marocchina Souad Sbai, attuale deputata del Pdl. Souad Sbai dal 1981 è cittadina italiana, dove si è laureata in Lettere e Filosofia con una tesi sul Diritto islamico. È attivissima nell’associazionismo ma soprattutto ne campo dei diritti umani e della difesa delle donne. Ha fondato l’associazione Acmid-Dinna onlus per proteggere le donne marocchine in Italia. Pochi giorni fa ha dato alle stampe per la Armando Curcio editore il suo secondo libro, Il sogno infranto, dedicato alla Primavera araba ma che in realtà idealmente prosegue le analisi del suo lavoro d’esordio, “L’inganno, vittime del multiculturalismo”, pubblicato nel 2010.
Come mai ha deciso di scrivere questo secondo libro? È stato sull’onda emozionale delle rivolte nel Maghreb?
No, assolutamente, le rivolte erano già in corso. Ho pensato di proseguire la mia analisi su quello che sta realmente succedendo nel mondo arabo, che qui in Occidente non viene sempre compreso a fondo.
Qual è la chiave di lettura delle rivoluzioni arabe?
Intanto si tratta di rivolte piuttosto innaturali. Il popolo arabo tende a non ribellarsi ai propri capi, ai propri rais, a meno che non si faccia trascinare. L’occasione è stata la profonda crisi economica che in Maghreb è anche peggio che in Italia, e la gente, soprattutto i giovani, non ce la fanno più e sono scesi in piazza per cambiare veramente le cose.
Solo che il loro sogno, come scrivo nel mio libro, è stato infranto.
Però c’era bisogno di un cambiamento, di democrazia nei Paesi arabi…
Beh, vorrei che qualcuno mi dicesse se in tutto il mondo arabo c’è uno Stato che sia autenticamente democratico. Non c’è. Sarà perché noi arabi siamo “lenti”, riflessivi, ci mettiamo tempo a maturare le decisioni. Non siamo pronti per la rivoluzione, la cosiddetta Primavera araba è stata una forzatura voluta dalle frangie più estreme. E hanno avuto successo.
In Libia fu Primavera araba?
Ma non scherziamo, ma dov’era il popolo libico in piazza? L’Occidente, e alcune nazioni in particolare, hanno bombardato il Paese solo perché c’era il petrolio, e già oggi ci stanno guadagnando… Se vogliono aiutare veramente i popoli oppressi, perché non si interviene nel Darfour, dove la gente muore di fame veramente e viene torturata e uccisa quotidianamente? Perché non ci sono interessi economici.
Quindi le Primavere arabe non rappresentano un progresso sociale o politico?
No, perché nel corso degli ultimi trent’anni in tutti i Paese del Maghreb siamo tornati indietro, socialmente e culturalmente: negli anni Settanta e Ottanta i costumi delle popolazioni erano molto più evoluti di oggi, basti vedere non solo il Marocco, ma anche la Tunisia o il Libano. In questi decenni i fondamentalisti hanno lavorato bene, benissimo, organizzandosi e preparandosi a prendere il potere facendo leva sia sulla religione sia sulle condizioni economiche della popolazione. E ci sono riusciti.
Egitto, Tunisa, Marocco, Libia, Algeria: tutte insurrezioni a orologeria?
Per fare una guerra ci vogliono i soldi, e i soldi li hanno i sauditi e i qatarioti, che da anni finanziano alcune organizzazioni più estremiste, perché mirano a una autentica “wahabizzazione” del nordafrica. L’altro giorno in Kuwait i salafiti hanno vinto le elezioni, e la stampa non ha dato particolare risalto a questo. Ieri in Tunisia hanno fatto irruzione in un liceo femminile di Monastir rivendicando rumorosamente il diritto delle studentesse di portare il niquab. E sarà così in tutto il Maghreb.
Ma qual è lo scopo di questa operazione?
Se ci si fa caso, tutta l’Europa è ormai stretta da una cintura di estremismo islamico pronto ad aggredire per imporre le proprie idee oscurantiste. E anche all’Occidente, al signor Sarkozy, alla signora Clinton, quanto sta accadendo fa comodo, perché così si può commerciare più facilmente, c’è il petrolio, il gas, le risorse naturali su cui mettere le mani… Le Primavere sono state gestite e realizzate da una minoranza di persone, la popolazione non ha nulla a che fare, vuole solo un cambiamento verso la libertà. Questo era quello che volevano i giovani, e la loro rivoluzione è stata tradita.
Quindi, di qui a qualche anno si arriverà a uno scontro nel Maghreb tra moderati ed estremisti…
In Egitto praticamente già c’è questo scontro tra le varie confessioni. Certo i moderati non staranno a guardare i barbuti”, come li chiamo nel mio libro, imporre le loro regole alla popolazione. Ma c’è un problema: i moderati non sono organizzati, neanche militarmente, gli estremisti sì. Intendiamoci, una “scossa” al mondo arabo ci voleva, quello che ci auguriamo ora è che prenda la direzione giusta, che si avvii verso una rinascita in senso liberale.
Ma in Marocco e in Algeria non c’è stata nessuna Primavera…
In Marocco è in corso, ma il re Mohamed VI ha saputo affontare la situazione: ha detto “volete tutto? e io vi dò tutto…”. Così si sono svolte le elezioni e quello che chiedevano gli estremisti. Ora bisognerà vedere che succederà, perché quello marocchino è un popolo evoluto, che parla, scrive, non so se si adatterà alle restrizioni che il governo vuol fare… Per quanto riguarda l’Algeria, la rivoluzione c’è già stata, mostruosa e silenziosa, dal 1995 al 1998, quando gli estremisti uccidero circa trecentomila persone, nel totale disinteresse dell’Europa. Ora vediamo che il presidente del Fis, il Fronte islamico di salvezza, vuole ripresentarsi…
Anche in Italia gli estremisti islamici stanno lavorando?
E da parecchio. Soprattutto a l Nord Italia abbiamo le nostre piccole Kabul, quei centri di cultura islamica che di islamico hanno poco e niente, ma sono solo posti dove di insegna l’odio. Prova ne sia che questo è un Paese dove in 18 mesi sono morte ben 14 donne arabe, uccise dai mariti o dai padri fondamentalisti. Uccise solo perché volevano vivere una vita “normale”…