Cardini: «La Merkel dovrebbe sperare in Hollande»
«Sarkozy paga le conseguenze di una popolarità che ha raggiunto in modo molto ambiguo, facendo promesse mai mantenute, sposando Carla Bruni, due sconfinate ambizioni, poi si vorranno anche bene, ma hanno gestito le cose con un cinismo…». È evidente che a Franco Cardini, che tra l’altro insegna anche a Parigi, Nicolas Sarkozy non piace e che per lui la sua «picchiata libera» ha radici più profonde dell’asse con la Merkel, ma anche quello «ha inciso, per quanto aveva una sua plausibilità».
Sta dicendo che ha condiviso la politica del “direttorio”?
Dico che da sempre Germania e Francia sono la colonna vertebrale dell’Europa, con intorno alcune cose molto belle, dignitose, importanti. Poi, certo quest’Europa è nata malissimo, si è iniziata a costruire dal tetto. Quando si costruisce una nazione non si parte dalla moneta e dalle banche, ma dalla politica, dalla società, dalla storia e non a caso Schuman, il più lucido dei tre padri fondatori dell’Europa, si dimise quando mollarono la Comunità europea di difesa, quando cioè si rinunciò a una politica militare e quindi estera, a un rapporto più dignitoso anche con gli Stati Uniti. Ci aveva visto lungo.
Gli analisti però dicono che Hollande potrebbe mettere in discussione l’asse e lui stesso ha chiarito di non condividere la linea di rigorismo della Merkel…
L’Hollande di domani non si può prevedere alla luce delle scelte che ha fatto settimane fa e nemmeno alla luce di quello che dice ora. Il futuro non si può descrivere in modo così meccanicistico come vogliono far vedere alcuni analisti. Credo che lui ci penserà molto bene prima di prendersi la responsabilità di buttare a mare l’accordo privilegiato con la Germania e quindi la possibilità di continuare a essere leader in Europa. Non credo che voglia commettere questo errore, magari poi lo farà, ma credo che cercherà di evitarlo in tutti i modi.
Ma non crede che, a partire dalle elezioni in Francia, la Merkel potrebbe iniziare a sentire la pressione di chi in Europa insiste sul tema della crescita?
La Merkel non lo può certamente andare a dire in giro, ma nel silenzio della sua cameretta, quando è sola con se stessa, dovrebbe essere la prima a ringraziare chi la aiutasse ad attutire queste sue posizioni sul rigore, perché è la prima a sapere che se l’Europa va in pezzi i risultati negativi finiscono per ricadere sulla Germania.
Veramente, finora hanno sostenuto che queste politiche erano proprio per evitare che l’Europa andasse in pezzi…
Voglio vedere cosa succederà adesso che la Spagna è stata declassata. Ci dicono che la Grecia è uscita dal punto più grave della crisi, ma le prove provate non le hanno portate. In Grecia vedo ancora molta incertezza, la Spagna ha vissuto mesi nella speranza di non essere dichiarata di serie B e ora mi domando: adesso potrebbe toccare a noi? Il progetto di Monti dovrebbe servire a evitarlo, ma non è che il prezzo imposto per non finire come la Grecia e la Spagna sia di una pesantezza tale, soprattutto per i ceti più deboli, da non essere sostenibile?
E se lo fosse?
Non vorrei dire fino all’ultimo quello che penso e quasi quasi spero, ma credo che la crisi ancora non sia arrivata a un punto di sufficiente maturazione, che ancora non abbiamo toccato il fondo, temo peggioramenti e, da storico, la storia mi insegna che quando il livello si fa insostenibile allora nasce la possibilità di uscire dalle crisi. Questo però non avviene in maniera indolore, finora si è sempre usciti dalle crisi con risposte di tipo rivoluzionario. In Italia, comunque, non è mai successo. Con l’Unità, con il fascismo, nel ’45 e poi anche un po’ con Mani pulite gli italiani hanno sempre preferito correre tutti in aiuto del vincitore. In fondo lo abbiamo visto anche con Monti.